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Il momento fatale dell'avvenimento catturato in una «cronaca» di luce

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È stupefacente come nel terzo millennio non ci sia niente di più potente, capace di aggirare in un istante la trincea scavata dalla razionalità e dai preconcetti e arrivare dritto alla nostra coscienza. Senza tempo. Senza un luogo. Senza parole. Senza parole ne didascalie ma solo immagini: così il libro «Foto Ansa 2005» presentato ieri al Tempio di Adriano a Piazza di Pietra a Roma, ha visto come testimoni il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, il sindaco di Roma Walter Veltroni e la giornalista Monica Maggioni. Eppure in questo volume non in vendita, che raccoglie le migliori foto dell'anno dell'agenzia italiana, il tempo e il luogo sono tutto. Le foto raccontano fatti, eventi che sono ancora oggi «fatti di cronaca»: il momento «significativo», quello che spesso è sfuggito anche all'occhio di chi ha assistito a quell'avvenimento. A scorrere la «carrellata» di 600 scatti che compongono il libro si rileggono i fatti accaduti quest'anno non solo con una rinnovata emozione, ma anche con un'aggiunta di informazione. «Che si tratti di sport, di politica interna o estera, di cronaca, "Foto Ansa 2005" - dice il direttore dell'agenzia Pierluigi Magnaschi nello spiegare le ragioni del libro - vuole far toccare a tutti con mano lo straordinario livello qualitativo della produzione fotografica espressa dall'Ansa. Perchè in questi ultimi 5 anni, la missione che la direzione ha dato al settore fotogiornalistico è duplice: da un lato essere istantaneamente presenti in tutte le aree del mondo dove succede qualcosa da raccontare, dall'altro produrre foto significative, in grado di parlare, espressive. In più queste foto, come dimostrano quelle raccolte nel libro - devono obbedire ad uno stile Ansa, debbono essere riconoscibili come un marchio. Insomma, sono foto vere: quelle che chiede un pubblico smaliziato, adulto, vaccinato dalla retorica». «Un libro senza testi, perchè le foto - sottolinea Boris Biancheri presidente dell'agenzia - le grandi foto sono tali se riescono a parlare da sole. Esse non hanno bisogno di parole per diventare eloquenti». «Anche ora che il digitale ci consente di vedere le foto al computer - confida il direttore Magnaschi - le più belle, quelle che mi emozionano maggiormente le stampo. Mi piace vederle e sentirne il calore toccando quel foglio colorato: un viso, una mano, uno sguardo...». Senza tempo. Senza un luogo. Senza parole.

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