Evoluzione jazz per i Simply Red
com),rappresenta un passo in avanti nelle sonorità del nuovo millennio della band inglese (peraltro già anticipate dal precedente «Home»), il tour che in questo periodo Mick Hucknall e compagni portano in giro per il mondo ne è la conseguente rappresentazione live, già fruibile in «Cuba!» , il recentissimo e godibilissimo dvd registrato al Gran Teatro dell'Avana lo scorso agosto. Dove, peraltro, ci si rende conto che il nuovo corso dei Simply Red trova una miglior collocazione live proprio nei teatri, più che nelle arene. Bastava essere ieri sera al Palalottomatica, dove i Simply Red hanno tenuto il secondo concerto del loro breve tour italiano, per rendersi conto che i palasport, dall'acustica metallica e fastidiosa, proprio non si addicono al loro nuovo corso sonoro. D'altronde i primi segnali di disagio Mick il Rosso l'aveva dati all'inizio del nuovo millennio, ripudiando tout-court «Love And The Russian Winter», un album gelido come l'inverno russo evocato nel titolo. Da allora i suoni sono tornati ad essere decisamente più colorati, ma dall'impatto meno dance che in passato. C'è sicuramente una voglia di «croonering» in Mike Hucknall, probabilmente compressa per molti anni ed uscita fuori con la maturità, non solo anagrafica. Per questo lo show dei Simply Red è diventato qualcos'altro rispetto al passato, è il frutto di un'evoluzione stilistica che è partita dal pop-soul di matrice britannica per approdare ad un ibrido latin-jazz-soul-reggae, non senza aver prima smaltito una bella quantità di scorie elettroniche. Non si spiegherebbe altrimenti la presenza sul palco, oltre agli undici componenti della band, di ben dieci orchestrali, 8 violini e due violoncelli (tutte donne), che producono un bell'impatto sonoro, oltre che visivo. Insomma, finiti i tempi della dance raffinata, Mick Hucknall e la sua big band cercano il consenso di un pubblico «agè» dal palato fino, e lo trovano senza ombra di dubbio, almeno a giudicare dall'applausometro. Ovvio che siano i vecchi hit a scaldare la platea, «Holding Back The Years», «Fairground», «Stars», «Something Got Me Started», «A New Flame», «The Right Thing», nonostante gli arrangiamenti un po' troppo ridondanti. Forse è per questo che Hucknall in realtà sembra trovarsi più a proprio agio con le numerose cover inserite in scaletta, come «A Song For You» di Leon Russell, «It's Only Love» di Barry White, «Positively 4th Street» di Bob Dylan, oltre alla nuova e bella «Smile», in cui il ragazzo di Manchester gioca a fare il Frank Sinatra del nuovo millennio. Della discografia più recente vengono ripescate «Sunrise» e «Fake», un po' sottotono rispetto alla bellezza dei classici e delle cover. Grande eleganza, bella presenza scenica, tecnica strumentale ineccepibile e scaletta di qualità sono i punti a favore di un concerto complessivamente molto godibile e divertente. Per contro si sente che il cammino dei Simply Red verso un nuovo sound non è ancora completo, e Hucknall al momento sembra essere in bilico tra quello che era e quello che vorrebbe essere.