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Pochi sentimenti nella Tokio anni '40

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PRIMA di diventare un film, «Memorie di una geisha» è stato, dal '97 in poi, un romanzo di Arthur Golden andato incontro a una fortuna eccezionale, tanto da essere tradotto in trentadue lingue, trovando in Italia, in tempi diversi, addirittura due editori. Tra i motivi di tanto successo è certamente da considerare il fatto che il suo autore, dopo essersi ampiamente documentato, ha fatto un po' di luce sul mondo abbastanza misterioso delle geishe, ritenute, da molti, delle prostitute mentre invece sono delle bellissime donne che, anziché vendere sesso, vendono musiche, danze e canzoni per intrattenere ospiti facoltosi riuniti in genere per trattare degli affari. Il film, diretto da Rob Marshall dopo i trionfi di «Chicago» e scritto da Robin Swincond, un drammaturgo molto apprezzato off-Broadway, segue in modo piuttosto stringato il romanzo affidandolo alla voce narrante della protagonista, una geisha conosciuta con il nome d'arte di Sayuri, che ripercorre il suo difficile cammino in quell'ambiente da quando a nove anni, un po' prima dell'ultima guerra, era stata venduta dai genitori molto poveri per servire in casa di una geisha, fino all'occupazione americana del Giappone, quando, nonostante alle donne della sua categoria fosse rigorosamente vietato innamorarsi, riesce a coronare il suo sogno d'amore con l'unico uomo che, da bambina, era stato gentile con lei. In mezzo la sua irresistibile ascesa fra le altre geishe, le durissime lezioni nei quartieri loro riservati per imparare bene a cantare e a suonare maneggiando con meticolosa perizia i ventagli: qua con la gioia di potersi fare delle amiche, là con l'angoscia di dover far fronte a delle perfidi rivali. Senza dimenticare, a un certo momento, l'impietoso rituale della perdita della verginità espresso con le stesse ieratiche cadenze delle cerimonie del tè. Forse, in alcune pagine, il racconto è un po' statico e la voce narrante non arriva a chiarire fino in fondo i pensieri e le reazioni della protagonista, spesso segnata dalle avversità e dalle contraddizioni sentimentali, ma lo spettacolo, attorno, c'è e con accenti vividi. Sia nella rievocazione (rifatta in studio) della Tokio anni Quaranta, sia negli eventi in cui quelle donne sono spesso coinvolte, dal teatro Kabuki, ai combattimenti dei Sumo, all'arrivo delle truppe americane. Con scenografie splendide, delle immagini spesso buie ma pittoresche, delle musiche orientaleggianti di effetto. Curiosamente tra le geishe in primo piano anziché delle giapponesi, sono note dive cinesi, dalla principale, Ziyi Zhang, già vista con Zhang Yimou nella «Foresta dei pugnali volanti» e in «Hero», alla rivale Gong Li, all'amica Michelle Yeoh («La tigre e il dragone»). L'uomo amato invece è il giapponese Ken Watanabe, che era con Tom Cruise nell'«Ultimo samurai».

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