Ficarra e Picone, prologo dissacrante a «Pierino e il lupo»
Venerdì in scena attori dilettanti con trovate esilaranti e irrituali rispetto alla compostezza del melodramma
In prima andrà in scena la madre di tutte le contaminazioni: la mitica fiaba musicale «Pierino e il lupo», di Sergej Prokof'ev, condita con un prologo di Ficarra e Picone, che hanno assemblato la faccenda con un manipolo di attori locali. Questo guizzo rischioso nasce dall'incontro tra il duo siciliano e l'attuale direttore artistico del Massimo, Lorenzo Mariani, folgorato a inizio mandato dall'idea di avvicinare più concretamente alla città un'ambito culturale per sua specificità di nicchia e, quindi, lontano da un pubblico più ampio. In soldoni, il management dell'ente lirico palermitano ha voluto scommettere sulla possibilità di "desacralizzare" il tempio per renderlo più acessibile alla gente, trasformarlo in una moderna «agorà». Salvo Ficarra e Valentino Picone hanno sottolineato la loro entusiastica adesione all'operazione con una battuta. «Quando Lorenzo Mariani ci ha proposto la cosa - ha puntualizzato Ficarra - non lo abbiamo neanche fatto finire di parlare e abbiamo firmato subito il contratto... Metti che mentre noi rincasiamo, ci siamo detti, questo magari se ne pente...». «Pierino e il lupo», composta nel 1935 (esordio nel 1936 nella Filarmonica di Mosca con la direzione di Prokof'ev), nella tessitura di Ficarra e Picone prevede sul palcoscenico l'apporto di Pino Caruso (Basile), Paride Benassai (il mafioso/Lupo), Gino Carista (il carnezziere/Anatra), Giacomo Civiletti ((Almeyda/Gatto), Franco Scaldati (il vecchio/Nonno). Cioè le maschere più collaudate delle scene palermitane, cui si aggiungono le nuove leve: Virginia Alba e Stefania Blandeburgo (Monache), Givanni Furnari (il banditore/popolano), Valentina D' Agostino (la popolana/Uccellino), Fabrizio Romano (Basile figlio). Direttore Gianluca Martinenghi, regia di Alfio Scuderi, scene di Italo Grassi, luci di Bruno Ciulli. Orchestra del Massimo. La partitura che precede senza soluzione di continuità la fiaba vera e proria, vedrà Ficarra e Picone raccontare la storia della costruzione del Massimo, voluta all'indomani dell'epopea garibaldina.