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Mosca e l'Urss, solo una parentesi

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Premio Grinzane a Eppel', scrittore simbolo della nuova Russia

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In quindici anni circa infatti, molti edifici, chiese e piazze, abbandonati a se stessi o reinterpretati in chiave celebrativa durante la lunga stagione del socialismo reale, hanno assunto in questo inizio di terzo millennio, il volto ottocentesco della cultura russa più autentica e suggestiva, per dimostrare che l'URSS potrebbe forse essere considerata una semplice parentesi. E le luci che illuminano la città nelle fredde notti nevose, sono senz'altro la sintesi d'una condizione diversa e probabilmente migliore se pensiamo al buio nel quale essa stessa è rimasta sommersa per tutti quei lunghi decenni, ormai lontani anche dalla memoria storica. La nuova Russia mantiene integro il proprio ruolo di madre, con tutte le novità tecnologiche e di consumo provenienti dal mondo fin troppo occidentalizzato, che può portare con sé non soltanto una migliore qualità di vita, ma anche una peggiore attenzione al profitto. In realtà, sotto la spessa coltre di neve, si nasconde una Mosca ieratica, sospesa tra le pagine d'una vicenda di Turgenev o di Gogol, e quelle più à rébour d'una vicenda dostoevskjiana. La visione del Cremlino o di San Basilio, resta incisa nel nostro pensiero storico con l'incanto però di una favola letteraria che, unica, riesce a svegliarci dall'incubo, direbbe Joyce, della Storia. «Hanno ammucchiato la neve fino alle finestre, puoi sprofondarci dentro, dai bianchi avvallamenti emergono solo i comignoli, si avrebbe voglia di vedere alle finestre una luce arancione». Queste parole appartengono a uno degli scrittori più dotati della "nostra" letteratura, se con questo termine vogliamo eliminare qualunque genere di confine e individuare il carattere universale dell'essere umano. Si tratta di Asar Eppel' che, pur cominciando a scrivere racconti fin dagli anni Settanta, ha visto la pubblicazione delle sue opere soltanto in piena perestrojka, raggiungendo il successo sia in Russia che all'estero. La sua raccolta di racconti «Via d'erba» (Einaudi, 225 pagine, 15 euro), è una testimonianza lucida, ma appassionata, di una Russia che, nel bene e nel male, palpita di vita e sa rinascere più e più volte dalle ceneri delle proprie debolezze e maltollerate condizioni esistenziali. La limpida ironia dell'autore rende i personaggi ritratti, esistenze ideali per ogni periodo storico e sociale. Un libro quindi che fa riflettere e commuove allo stesso tempo e che è valso a Eppel' il premio torinese Grinzane Cavour, giunto alla sua venticinquesima edizione, e alla sua seconda per quanto riguarda quella moscovita. Ci troviamo di fronte a una delle più fertili e sostanziali forme di scambio culturale tra diversi paesi, per merito di personalità come quella di Giuliano Soria, presidente del premio e membro della giuria che ha consegnato, insieme all'ambasciatore d'Italia a Mosca, Gianfranco Facco Bonetti, l'ambito riconoscimento, allo stesso Eppel' che si è definito «scrittore di favole, che narro sempre con grande gioia e soddisfazione cui si aggiungono quelle nel vederle pubblicate su carta stampata». L'altra vincitrice di questa seconda edizione moscovita del Grinzane Cavour è stata Natalia Stavroskaja, traduttrice eccellente di autori tra i più rappresentativi della cultura italiana, tra cui Calvino, Cerami, Croce, Fellini, Gadda, Leopardi e Pasolini. D'altronde lo stesso Giuliano Soria ha affermato che «se non c'è traduzione, non c'è conoscenza». Una presenza davvero speciale è stata inoltre, quella di Claudio Magris che ha presentato la traduzione in lingua russa del suo romanzo breve «Un altro mare», pubblicato da Garzanti nel 1991. La Regione Piemonte e il ministero degli Affari esteri italiano hanno sicuramente promosso un'iniziativa che sa dare il giusto plauso a tutte quelle personalità della cultura e dell'arte attente alla valorizzazione del dial

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