Boosta (Subsonica) e le corna «Mi hanno spinto a scrivere»
ESCE IL ROMANZO «UN'ORA E MEZZA»
Ora, Davide Di Leo, torinese, 31 anni, è anche l'astro nascente del thriller letterario. La prestigiosa investitura l'ha ricevuta al «Noir in Festival», dove Di Leo ha presentato il suo primo romanzo «Un'ora e mezza» (Baldini & Castoldi Dalai, 159 pagine, 14 euro) che segue «Dianablu», la raccolta di racconti del suo esordio di scrittore. «Nelle band rock - ha spiegato Boosta - c'è una gerarchia: c'è il chitarrista che fa gli assoli, la voce che sta in prima fila e non a caso si chiama "front-man" e, poi, c'è il più frustrato, il tastierista. Ecco, io sono quello che sta in fondo, curvo, a strimpellare la tastiera. Ma da dieci anni ho la fortuna di fare un lavoro bellissimo: sul palco vedo tanta gente con cui interagisco. Anche come dj giro l'Europa e osservo ad ampio spettro i comportamenti giovanili. Sono esperienze che ho metabolizzato e che ho trasferito nei miei scritti». Quando ha deciso di mettersi a scrivere? «Dopo essere stato cornificato da una donna. Volevo scriverle una lettera, invece ho scritto i racconti della mia vita. Lo riconosco: sono stato un bastardo, ma lei se lo meritava. Vede. Io sono convinto che la Storia è mossa da due cose fondamentali: la massoneria e le corna». E per la storia del suo romanzo a che cosa si è ispirato? «L'ho sognata. Al risveglio, mi sono rimasti impressi i personaggi e ho deciso di farli muovere scrivendo. Io pensavo a una storia per un film, ma non so come si scrive una sceneggiatura. E, così, mi sono detto che "Un'ora e mezza", dalle 12 alle 13,30, è un tempo giusto per un film. In tournée, nel camper della band, durante gli intervalli delle prove e dei concerti, per tre mesi, ho messo insieme ragazzi che si drogano, trafficanti di organi, poliziotti, un nano che fa tv, un lavapiatti esperto di magia, una mamma-pusher, e li ho ficcati in un ristorante, dove finiscono quasi tutti ammazzati. Per me, anche nei film, conta molto il numero di pallottole che si sparano». Il fatto di essere un musicista l'ha aiutata a centrare il ritmo di «Un'ora e mezza»? «Mi ritengo un mujaidin dell'intrattenimento. La relazione con la musica non è necessaria per riuscire a scrivere una storia, anche se la modalità, sia nella scrittura sia nella musica, è quella di trovare le suggestioni per trasmettere emozioni a chi ti legge o a chi ti ascolta». Legge molto? Quali sono i suoi scrittori preferiti? «Sono un lettore vorace. Conseguito il diploma di maturità classica, mi sono iscritto all'Università, ma mi annoiavo molto. Così, da allora, leggo tre libri a settimana. I miei scittori preferiti di noir sono Fois e Sandrone Dazieri; fra gli stranieri, amo molto Ellis, Scerbanenco e Joe Lansdale». A Courmayeur, il rapporto tra musica e letteratura "noir" è stato messo in evidenza anche dal vincitore del Raymond Chandler Award '05, lo scrittore americano Gorge Pelecanos (autore di best-seller, come «King Suckerman», «Vendetta», «Una dolce eternità», e produttore di film e serie tv, fra cui le prime opere dei Fratelli Coen).