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Tra i fiori non cresce lo stress

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Il giardino è quel contatto con la terra che non richiede esperienza per nascere. Figlio del Medioevo porta la campagna in città, fuori le mura. Poi, piano piano s'insinua e trasforma i cortili sempre pretendendo quel guizzo d'acqua pura d'una fontana intorno alla quale si celano e zittiscono i sospiri degli innamorati. Il giardino è quel luogo che tende a chiudersi in sé, ma pure, sempre, si lascia uno squarcio al cielo dove gli occhi possono perdersi prima di tornare al profumo di un fiore, alla tenerezza di una foglia appena nata. Fermo nella sua vitalità non conosce caste e non si vergogna di crescere su un balcone per la gioia delle mani che l'accudiscono e dello sguardo di chi, anche qui, si lascia colpire alzando agli occhi al cielo. Non esistono due giardini uguali e in ogni giardino anche la simmetria s'arrende alla forza della natura prendendosi gioco delle cesoie del giardiniere. Può essere segreto o incantato, diventare metafora e raccontare la scelta eletta di libri, descrivere l'armonia dei pensieri che giocano a rincorrersi in quei momenti che ogni vita riserva al suo titolare. Ci si può piantare il seme della conoscenza o nascondere i sogni più segreti, anche quelli che non si vogliono né si possono raccontare. Ogni giardino è un diario così come ogni diario è un giardino. C'è nello sguardo di chi si lascia innamorare dalla perfezione irruenta di ogni pianta concentrata a crescere in odio assoluto alla morte e in ossequio alla eternità, c'è, adempiuto, quel bisogno che tutti sentiamo e che quasi mai riusciamo a realizzare. Un equilibrio, in miniatura, con la forza della natura che di solito percepiamo più compiutamente quando facciamo un viaggio e lasciamo che i luoghi ci prendano mentre li guardiamo. In giardino accade senza clamore. Il giardino ci guarda e si fa guardare. Col profumo dei fiori, ma anche solo della terra o dell'erba bagnata, riempie il silenzio al quale non siamo più abituati ma che prepotente si fa familiare. Gli occhi possono socchiudersi, il corpo rilassarsi, l'aria cercare un varco più profondo a combattere il respiro corto che di solito ci portiamo appresso. Per questo «Nel giardino s'incontrano gli dei», come s'intitola il libro scritto a inchiostro verde da Isabella Casali di Monticelli (Sperling & Kupfer, 18 euro) che in questa sua adorabile fatica ha messo insieme il gusto, la sapienza e l'esperienza. Qui non ci sono soltanto «le regole d'oro per un giardino perfetto» come recita il sottotitolo, ma un percorso di riconoscenza alle piante e alle emozioni che esse sanno trasmettere nella più assoluta e mendace immobilità. L'immobilità della vita che vince e si afferma senza spostarsi da dove è. La passione di Isabella Casali di Monticelli nasce nella sua città natale, Piacenza, che celebra con la tesi di laurea dedicata ai giardini storici della città. A Roma, vent'anni fa, la passione diventa ricerca raffinata per un mestiere, l'architettura dei giardini, che le ha fatto girare il mondo e decorare case e palazzi con una predilezione sincera per il tratto mediterraneo. Il risultato è un mix di consigli e di emozioni che cammina naturale fra storia, miti e concretezza con i nomi delle piante rigorosamente originali in segno d'aiuto sincero a chi, non botanico, frequenta i vivai e s'imbatte i nomi spesso impronunciabili con i quali il libro insegna a familiarizzare. Perché i nomi delle piante non sono casuali e non si devono cambiare. In ogni battesimo c'è una storia che non si può non sapere per coltivare, accostare e, infine, ammirare. «Le piante - scrive infatti l'autrice - non sono un fine ma piuttosto un mezzo, servono alla composizione, così come i colori al pittore o la pietra allo scultore. Prima di scegliere una pianta si deve decidere che cosa si vuol vedere. Se dovessi dire da dove si inizia forse direi dal sole, dall'ombra, dal vento. Poi penserei a quello che si vuole ottenere: un posto in cui stare solo o

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