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Sorpresa! L'Afghanistan confina con l'Oceano

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E in un Ministero aperti due fascicoli su Myanmar e Burma (che sono però la stessa città)

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Nessuno ha mai tentato di svelare l'arcano, di risalire all'origine di questo vezzo linguistico, piuttosto banale. Il dizionario linguistico moderno di Aldo Gabrielli (guida pratica per scrivere e parlar bene) avverte «Niente e nulla», questi due sostantivi maschili hanno forza di negazione solo quando sono preposti al verbo di modo finito «niente gli basta», «nulla mi sorprende», quando sono invece proposti richiedono sempre la negazione: «non gli basta niente», «non mi sorprende nulla». Ma non crediamo che gli italiani, con il loro profluvio di «Niente», siano inclini a recepire queste dotte spiegazioni. Renato Angiolillo, fondatore di questo giornale, interpellato su qualsiasi argomento, rispondeva con un fulminante «Chiarisco!»: chi mai si esprimerebbe oggi in questo modo così originale ma indubbiamente efficace? Altro vezzo, largamente diffuso, quello di concludere un ragionamento esclamando: «Punto!» oppure «Punto e a capo!». Istintivamente, viene in mente la famosa gag di Totò, che detta una sconclusionata lettera a Peppino De Filippo infilandovi una punteggiatura assurda: «Virgola, punto e virgola e punto, anzi due punti! Ma sì, abbondiamo», concludeva. Ci si mettono soprattutto gli «operatori dei media», quelli del piccolo schermo in particolare, a influire sulla lingua parlata, in un paese dove si legge poco e la televisione la fa da padrona. Il sostantivo femminile «riunione» è finito da tempo nel dimenticatoio, soppiantato da «vertice». L'Italia è ormai il paese dei «vertici»: politici, di partito, amministrativi, burocratici, giudiziari, bancari (stavamo per aggiungere, condominiali). Non passa giorno, senza che veniamo ragguagliati sul «vertice» di turno. Chissà che cosa ne pensano, nel mondo dei più, i tre grandi (Churchill, Stalin e Roosevelt): a lungo, «vertici» sono stati definiti i loro incontri, e tanto bastava. Ancora. Va tanto di moda sulle reti televisive - Rai e Mediaset - «intrigante», affibbiato a situazioni e persone: se ne sono subito impossessati anche i politici, perché «fa fino». L'ultima che ci è capitato di sentire è «fiction intrigante», cioè misteriosa, complicata. Eppure, Zingarelli alla mano si legge: «Intrigante, participio presente di intrigare; anche aggettivo. Chi intriga, chi si impiccia dei fatti altrui o cerca di danneggiare qualcuno con intrighi». Avessero definito in questo modo le intercettazioni telefoniche, di cui tanto si parla, si comprenderebbe; ma ora, statene certi, rischiamo una inflazione di «intrigante». Ma questi sono, dopotutto, peccati veniali. Se ne sentono di peggio. Notoriamente debolucci in fatto di geografia, gli italiani traggono scarso profitto dalla «didattica catodica», diciamo così, che va per la maggiore. Immanuel Kant, il filosofo di Konigsberg (oggi Kaliningrad) affermava: «La geografia è la scienza il cui studio più conserva, nell'uomo la sanità della mente». Ma non tutti fanno tesoro di questa raccomandazione . Una annunciatrice informava, tempo addietro, che un iceberg, staccatosi dall'Antartico, si stava dirigendo verso le coste orientali (sic) dell'Argentina. Strabiliante. Come se l'Argentina avesse anche coste occidentali e che dall'altra parte del «cono sudamericano» non ci fosse il Cile. Non è stato da meno un annunciatore: «Le navi italiane incrociano al largo delle coste dell'Afghanistan», che notoriamente non ha uno sbocco sull'Oceano Indiano. Ma, forse, siamo troppo severi in fatto di strafalcioni geografici, che ci vengono propinati dal piccolo schermo, senza batter ciglio. In un ministero del Belpaese, solerti funzionari hanno aperto un fascicolo sul Myanmar e uno su Burma, ignorando che si tratta dello stesso paese, la Birmania. Mentre un Ministro degli Esteri è incorso in una memorabile gaffe, perché ignorava che l'isola di Cipro è divisa in due, tra Greco-ciprioti e turco- ciprioti: un assetto che risale a più di trent'anni fa.

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