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«Un racconto visionario che narra del primo serial killer della storia»

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Il regista premio Oscar per «Mediterraneo», ieri, è stato l'ospite eccellente del «Noir in Festival» di Courmayeur, dove oltre ad aver avuto un simpatico incontro con i ragazzi del «Mini Noir», ha anche annunciato le date di partenza dei nuovi film che sta preparando. Salvatores, dopo il successo anche negli Usa di «Io non ho paura», ha ricevuto offerte dal Cinema americano? «Sì, dagli Stati Uniti sono arrivate diverse proposte, ma tutte erano condizionate a un mio stabile trasferimento a Los Angeles. E non me la sono sentita di cambiare radicalmente vita e di abbandonare per un periodo lungo la Colorado Film che produce da anni i miei lavori. Però, grazie all'Oscar e al buon esito americano di "Io non ho paura" è diventato più facile trovare dei partner americani, a cominciare dai canadesi, per "Mare aperto", il film che incomincerò a girare a fine agosto '06 e per il quale abbiamo raggiunto un accordo con Medusa». Sono le sue origini napoletane a farle sentire il richiamo del mare? «Non solo. Il mare che vogliamo raccontare (sto scrivendo la sceneggiatura assieme a Umberto Contorello) è quello duro, ostile, anarchico, che comincia 12 miglia dopo le coste e diventa territorio libero da regole e leggi. È quel "Mare aperto" navigato da ben 40mila navi mercantili senza bandiera fissa, che trasportano le merci che le navi regolari non vogliono trasportare. I marinai di quelle navi sono persone ai margini, che fanno il lavoro sporco. Ecco, io vorrei farne degli eroi. Vorrei realizzare una sorta di "Master and Commander" dei poveri cristi. La navigazione prevede che si salpi dall'Irlanda, dove faremo ritorno dopo aver raggiunto l'India». Intanto, sta lavorando anche a un altro progetto? «Dopo "Quo vadis baby?", con la casa editrice Colorado Noir abbiamo scelto un altro romanzo da portare sullo schermo, "La scala di Dioniso" di Luca Di Fulvio. Il romanzo è ambientato nella notte di Capodanno, tra fine '800 e inizio '900, in una città che potrebbe essere Londra o Parigi, è molto violento e pieno di sangue. Nella vicenda appare il primo serial-killer della Storia. È un racconto sulla lontananza dei padri che non riconoscono i figli, e sui figli che non conoscono i loro padri. E tutto questo proprio quando con Freud nasce la psicanalisi. È un film di fantascienza ambientato nel passato, che sottolinea la mancanza dei padri da cui, secondo me, derivano molti dei guasti della nostra società». Si parla di un cast importante per questo film: quando darà il primo ciak? «Le riprese partiranno tra due anni. C'è già l'ok di Rai Cinema, ma prima dobbiamo finirlo di scrivere e, poi, ci sarà da costruire un'intera città che, forse, non sarà né Londra né Parigi, ma una città immaginaria come la Gotham City di Tim Burton o la Venezia del "Casanova" di Fellini. Gireremo in inglese e, quanto al cast, so che Di Fulvio, dopo aver molto fumato, ha annunciato attori del livello di Edward Northon, Anthony Hopkins e Gary Oldman. Se me li porta, a me stanno benissimo». «Quo vadis baby» avrà un seguito in tv? «Il film è andato bene e mi piacerebbe lavorare come produttore esecutivo a una serie tv di 6 puntate da 90 minuti, girate in digitale e con protagonista ancora Angela Baraldi. C'è interesse sia da parte di Rai, sia di Mediaset: sarebbe la prima volta che da un film nasce una serie televisiva». Il suo «Nirvana» sta andando fortissimo su dvd. «Dopo il successo di "Matrix" e di altri film sci-fi, la gente capisce meglio un film come "Nirvana" che, forse, era uscito in anticipo sui tempi, benché già nel '97 vi fossero Internet e i videogiochi. Spero davvero che "Nirvana" diventi un film-culto, perché non ne posso più di "Mediterraneo"».

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