MILANO — Avvolta in un abito nero, le mani a disegnare nell'aria, si è materializzata all'improvviso ...
Lei, Juliette Greco, icona dell'esistenzialismo francese, è stata accolta con un applauso misurato, quasi raccolto, dalle molte persone che ieri sera riempivano in ogni ordine di posti il Teatro Manzoni di Milano. E, fra esse, il premier Silvio Berlusconi, il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, quelli di Mediolanum e Publitalia, Ennio Doris e Giuliano Adreani. Mentre per un gioco di luci il vestito dava dei riflessi viola, il colore «maledetto» in teatro, Juliette è entrata subito nell'atmosfera regalando al pubblico le sensazioni che i tanti poeti del secolo appena trascorso hanno a lei affidato: da vero ultimo mito vivente di anni irripetibili in cui Prevert, Sartre, Queneau, Mauriac, Ferrè, Vian, Aznavour, Becaud e altri scrivevano per lei canzoni o brandelli di vita aspettando l'alba sulla Rive Gauche di una Parigi illuminata dall'esistenzialismo e dalle collaborazioni fra poeti, scrittori e musicisti. Il repertorio proposto ieri sera è stato un misto di canzoni notissime e di altre più recenti, scritte o arrangiate da suo marito, Gerard Jouannest, che era al pianoforte. Molte hanno fatto storia: da «Je jouais sous un banc» a «Jolie mome», da «Pour vous aimer» a «Bruxelles», a «Les feuilles mortes», a «Paris canaille», a «Ne me quitte pas». La Greco, come è nel suo stile, ha cantato con voce profonda, la stessa che gli anni (ora sono ben 78) non hanno minato, i suoi occhi dolci, i suoi sorrisi, l'agitare delle braccia e la mimica delle dita bianchissime, le parole che alle volte diventavano sussurri. Un concerto di straordinaria intensità, salutato alla fine da lunghi, insistiti applausi. Poi il dopo-concerto nel ristorante di un grande albergo a poca distanza dal teatro. Ma Berlusconi non vi ha partecipato. Inutile, quindi, l'assedio dei giornalisti, ai quali, uscendo dal palco, aveva già detto: «Stasera niente dichiarazioni, stasera non parlo». Alla domanda se il presidente ha gradito il concerto, Fedele Confalonieri, che gli era stato al fianco, ha detto con un sorriso: «Bello, bello, bello. Il presidente mi ha ricordato che questa è musica dei tempi nostri. È musica che trascende il tempo ed è destinata a rimanere».