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di PAOLO CALCAGNO FIRENZE — In quello specchio che riflette i dolori del mondo, qual ...

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Prodotto dalla Doclab per Raitre (in associazione con varie tv europee) e tratto dal libro dello scrittore e giornalista americano Alexander Stille, «Excellent Cadavers» (Mondadori lo ha pubblicato in Italia con il titolo «Nella terra degli infedeli»), il documentario nei suoi 92 minuti ricuce la lunga catena di delitti mafiosi, dal 1980 fino agli attentati ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. «In un altro Paese» segue la ricerca, precisa e distaccata, e gli incontri del cronista Alexander Stille (l'accompagna nelle strade di Palermo la fotografa siciliana Letizia Battaglia), corredandoli di immagini (filmati e foto) strazianti e suggestive che espongono fortemente il documentario alla temperatura incandescente delle emozioni. L'opera mette in fila i delitti della mafia contro i rappresentanti dello Stato, dal poliziotto Cassarà a Carlo Alberto Dalla Chiesa, mandato in prima linea senza mezzi né uomini, e, via via, fino ai delitti Lima e Salvo, per esaminare il rapporto e la collusione tra i vertici di Cosa Nostra e la politica, negli anni della prima repubblica. Tutto ciò all'ombra del più grande evento antimafia mai celebrato, il maxiprocesso di Palermo, reso possibile dal lavoro di Falcone e Borsellino, e dei loro collaboratori, i quali misero a segno la vittoria più concreta contro la mafia. «"In un altro Paese" - commenta Alexander Stille - gli artefici di una tale vittoria sarebbero stati considerati un patrimonio nazionale. Dopo aver vinto la prima battaglia, a Palermo, ci si sarebbe aspettato che Falcone e i suoi colleghi venissero messi nelle condizioni di vincere la guerra. Invece, in Italia avvenne il contrario». Il documentario, quindi, punta i volti di Andreotti, Craxi e Berlusconi per sottolineare, in drammatica successione, come Falcone fu sconfitto nella sua corsa al comando dell'Antimafia, come vennero scarcerati vari boss malavitosi a opera del giudice "ammazzasentenze" Corrado Carnevale, fino alla drastica riduzione del piano-protezione per i pentiti di mafia, nei nostri giorni. «La mafia è una componente organica del sistema di potere italiano», osserva nel documentario il giudice Giuseppe Ayala, pm al maxiprocesso. «In un altro Paese» fu consegnato a Raitre nel maggio scorso. «Ci dissero che non potevano trasmetterlo perché eravamo in clima elettorale - ha riferito la produttrice, Vania Del Borgo - Da allora non abbiamo saputo più niente».

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