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«La Chiesa ritorni a occuparsi di Dio»

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Battiato, si spieghi meglio. «Invece di perdere tempo con la sessualità dei preti, quelli che dettano la linea in Vaticano dovrebbero riportare la liturgia della Messa a contatto con il Sacro. Optando per il rito in latino, e lasciando perdere le omelie dove regnano tematiche sociali». Come ad esempio? «Come quando parlano di spacciatori di droga. I problemi dei nostri tempi dovrebbero essere banditi dai luoghi religiosi. Per avvicinare la gente alla dimensione trascendente, non la si deve distrarre con argomenti che può discutere in cucina, al mercato, al bar». i preti antimafia sbagliano? «Quelli vanno considerati come i missionari, che potevano trovarsi alle prese con i cannibali, i selvaggi, le truppe dei dittatori ostili. Sono sentinelle di frontiera, encomiabili...vanno rispettati per questo. Ma in chiesa, no». E l'allarme dei vescovi sui matrimoni misti tra cattolici e islamici? «Se mi innamoro di una persona devo accettarla per ciò che è, per il suo spirito e il suo background. Se mi piace una giapponese mica posso spaventarmi per lo scintoismo, no? Questo è un altro segnale inquietante: se considero una parte dell'umanità come aliena dal mio sentire, presto o tardi giustificherò solo il concepimento dei bambini biondi con gli occhi azzurri». Però lo scorso weekend è stata annullata per decreto l'esistenza del Limbo. Da venerdì i bimbi nati senza battesimo accedono direttamente in Paradiso. «Emanano norme per ristrutturare i regni celesti? Qui si sfiora il ridicolo. Come quando, nei secoli successivi alla comparsa in scena di Maometto, i grandi giuristi dell'Islam si accapigliavano per indirizzare i percorsi delle anime: puoi fare l'amore sì, ma solo se ti copri le chiappe o l'ombelico». Franco Battiato non si nasconde mai dietro la diplomazia. Come sottolinea lui stesso, «non sono un anacoreta. Ma detesto le "leggine della convenienza", in ogni campo». Come vanno le proiezioni del suo secondo film "Musikanten" in giro per l'Italia? «Abbiamo incontrato forti difficoltà a trovare una distribuzione...quindi abbiamo deciso di autodistribuire il film, che sarà nelle sale a fine gennaio. Fortunatamente sono arrivate tantissime richieste, da festival, da teatri di tradizione, da cinema, e da più di un mese, tutti i giorni, ho introdotto il film prima della visione. La risposta della gente si è rivelata, fin qui, straordinaria». Molto diverso dal clima della Mostra di Venezia. «Da quando la politica si è impossessata della cultura tutto si è deteriorato. L'Italia è un Paese di intrallazzoni, dove molti rispondono solo a chi sta sopra di loro, e, per contentarli, usano ogni tipo di scorrettezza». Se lei, per assurdo, diventasse premier, come affronterebbe la questione dei finanziamenti ridotti al comparto culturale? «Eviterei il vergognoso populismo di certi ministri. Sulla questione dei fondi mi aspetterei una sollevazione popolare. La gente deve abituarsi a difendere la vera ricerca, conquistandosela. E impedendo la svendita al basso divertimento proposto dalla tv. I politici dovrebbero mettere in allerta chi si contenta dello squallore di tanti programmi; e difendere gli artisti che sperimentano». Ma si sente braccato, nel suo percorso artistico? «Assolutamente no. Con la fortuna che ho avuto, sarebbe vergognoso se mi atteggiassi a vittima. Faccio musica dagli anni Settanta, ho sperimentato a piacere, arrivando in territori estremi. E sono stato seguito nel mio cammino. Ma vendere centomila o un milione di copie di un mio disco sarebbe lo stesso. L'arte non si fonda sui numeri, ma sulla qualità». A proposito: in questo nuovo "Un soffio al cuore di natura elettrica" (cd e dvd inseparabili per un concerto della scorsa tournée), lei utilizza una "canzone" della "Dodicesima notte" di Shakespeare. Ancora una volta, il tema di questa "Come away death" non sembra particolarmente pop... «La morte? Però la risposta del pubblico, dopo la mia visita a Celentano con "La porta dello Spavento Supremo", è stata sorprendente. Un uomo che è venuto a trovarmi in ca

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