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Il professore che rispettava i bambini

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Di lui però si parla soprattutto nei Paesi di lingua inglese perché Lewis è uno di quegli scrittori, come George Orwell e molti altri, che la cultura italiana ha confinato tra gli «autori per ragazzi», quando tutto va bene, o li ha semplicemente relegati nel limbo dei dimenticati. E questo nonostante lo scrittore amasse precisare di scrivere per i bambini e per gli adulti, aggiungendo che «un libro non merita di essere letto a dieci anni se non lo merita anche a cinquanta». Oggi, per la prima volta in Italia, i sette romanzi fantastici di C.S. Lewis, nato nel 1898 a Belfast, Irlanda, e scomparso nel '63 a Cambridge, sono stati raccolti in un unico volume da Mondadori. Sono le «Cronache di Narnia» (1.154 pagine, 20 euro) con il loro mondo fantastico animato di fauni, streghe, ninfe, animali parlanti ed eroici guerrieri. Il libro sbarca in Italia sull'onda del film Disney e il testo, rigorosamente in versione integrale, è proposto con traduzione aggiornata e con un saggio, inedito nel nostro Paese, in cui Lewis spiega cosa significava per lui scrivere per i bambini. «Dobbiamo rivolgerci ai bambini come a nostri pari, sfruttando quella parte della natura umana in cui siamo loro pari - scriveva Lewis - L'atteggiamento peggiore sarebbe quello di considerare la massa indifferenziata dei bimbini come materiale grezzo da plasmare. Il nostro compito è non fare loro del male, e, con l'aiuto dell'Onnipotente, possiamo sperare, qualche volta, di fargli del bene, ma soltanto il bene che parte dal rispetto». A. A.

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