È PRONTO per il suo prossimo musical «Core pazzo»? «Non sono solo pronto, sono prontissimo.
L'ho scritto, ideato e diretto. Ogni sera sarà emozionante per me e per il pubblico. È un percorso a ritroso della mia vita di uomo e di artista. Quante cose ho da ricordare, quante emozioni, un percorso che mi fa venire i brividi. Se penso sinora alla mia vita, come è andata. Da dove sono partito». Da dove è partito? «Sono Gaetano D'Angelo e nasco a San Pietro Patierno, quartiere periferico di Napoli, il 21 giugno del 1957». Una famiglia numerosa? «Primo di sei figli. Papà operaio, ciabattino, mamma casalinga». Quando ha cominciato a cantare? «Ho intonato le mie prime canzoni sulle ginocchia di mio nonno paterno che aveva la passione per la musica e per la musica napoletana in particolare». Con quale musica è cresciuto? «Sono cresciuto con tutta la musica degli anni Sessanta ma i Beatles non mi hanno influenzato. I miei coetanei li amavano. Io sono stato sempre legato alla musica della mia terra, le mie tradizioni, il mio sapore, la mia pelle. Ho amato ed amo Sergio Bruni, Mario Abbate, Mario Merola. Che campioni». E a scuola, era bravo? «Non sono stato uno studente modello. Ma la passione per la musica mi ha aiutato a conquistare le simpatie di professori e amici. I più generosi, compagni di classe, mi passavano i compiti. I professori mi davano a volte buoni voti ma volevano mie esibizioni improvvisate. Ed io cantavo anche a scuola». Poi cosa è successo? «Era uno spettacolo tra di noi. In una parrocchia, San Benedetto a Casoria, padre Raffaello mi vede e mi stimola a continuare, anzi ad intraprendere la carriera di cantante come professionista. Partecipo ad un festival di voci nuove di Napoli e provincia. Divento in poco tempo un cantante della Galleria Umberto di Napoli. Incontro impresari, frequento cantando, matrimoni e feste di piazze». Ed il suo primo 45 giri? «"'A storia mia". Una colletta familiare ed incido questo primo disco. Poi una sorta di passaparola. E dopo il disco una sceneggiata con lo stesso titolo. E poi non mi sono più fermato». Un successo che ricorda con piacere? «Era il 1981, scrissi "'Nu jeans e 'na maglietta". Un successo cinematografico. La mia popolarità è in crescita, i miei capelli, mitico il caschetto, sono un simbolo per tanti ragazzi dei quartieri periferici e popolari non solo di Napoli ma di tutto il Sud. E poi arriva anche Sanremo». Ed ora? «Aspetto il tempo con meno angoscia ma amo esibirmi e cantare. Inizierò il prossimo anno una nuova tournée italiana ed europea ed inciderò un nuovo disco. Sono proprio un "core pazzo"».