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Una notte nell'igloo sperduto

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Anche stavolta a vincere è la verità, alla quale noi però stavolta si presta fede. Il viaggiatore è il giornalista Ennio Cavalli, ed il viaggio è nei Paesi nordici, fra Islanda e Danimarca, fra Finlandia Svezia, Norvegia e Lapponia. Lungo ed articolato viaggio narrato nel libro «Il divano del Nord» per i tipi della Feltrinelli (266 pagg. 15 euro). E nevi, diacci, interminate plaghe, minuscoli borghi nabissati nel silenzio di voci e natura: e del tempo, che fatica a scorrere, quasi una troppo rimota e sbiadita imagine sottratta alla vista modesta degli umani. Ci guizzano alla fantasia torme d'aringhe, come, appena calandoci verso il sud, occupano l'orgoglio di fasti signorili - d'un accento quasi calvinista - gli annuali rituali del Nobel. Balli d'Elfi e buldozer, dimore di torba e pescatori mistici, salmoni e acquevite, notti d'abbagli e meriggi magati, setosi igloo e musei persi sotto l'imperscrutabilità dell'orizzonte: nella penna di Cavalli i contenuti narrativi, tratti dalla realtà, dai miti e dalle tradizioni popolari dell'Europa estrema s'amalgamano a le festosità e le stupefazioni dell'anima: che, per definizione, già da quand'è in fasce l'anima «viaggia» in sé stessa, ovunque essa sia, per dedali e meandri inesplorati quanto piú perscrutati. Ed anche quello dell'autore è, in ultima analisi, un percorso interiore non ostanti gl'incuriositi incontri, i divertiti dialoghi, le considerazioni e le impressioni tessute attorno ai piú varî argomenti con gl'indigeni dei luoghi visitati e con taluni compagni di viaggio; con colleghi, e colleghesse. Ragiona con tutti, il Cavalli, lungo lo spigliato errare boreale. Osserva con partecipazione innata le cose, delle volte altresí le donne, cui, ove càpiti, propone, o di cui accètta piú aderente richiamo: a riscaldare tout-court le freddate membra e le vene di melanconiosità, che quand'uno è fuori casa per lunga pezza, si sa, affiorano, elegiache, gemebonde.... Ma, come s'accennava sopra, si slenta tra le righe della scrittura del capace giornalista e, per dir cosí, si srotola pudico il viluppo della sua personalità: ansiosa e positiva, alacre e concreta, quanto mai di sé gelosa, giusta la calca d'accidenti esterni e turistici di che si fa benaccetto schermo.

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