di KATIA PERRINI DICEVA Oscar Wilde: «Una sola cosa è peggio dell'esser oggetto di maldicenza: essere ...
E per storpiare una celebre frase di Giulio Andreotti: «Il gossip logora chi non ce l'ha». Tanto che ormai nessuno ne può più fare a meno. Il pettegolezzo straripa dalle pagine delle riviste patinate. Contagia Tv, quotidiani, siti on line. Più si parla della vita privata dei vip, più lettori e spettatori sono felici. E godono delle disgrazie altrui. Di quel ricco o di quella bellezza mozzafiato traditi e sbeffeggiati in pubblico. È così che le vittime diventano carnefici. Traghettatrici nell'inferno delle debolezze altrui. Novella Caronte, Simona Ventura (oggetto sopraffino, lei stessa, di maldicenze), che deve il successo della sua «Isola» proprio alla morbosità dei telespettatori nello scoprire le parti più oscure delle celebrities. I suoi «famosi», o presunti tali, dalla Tv invadono i settimanali e si fanno largo nella selva dei vogliosi di un posto al sole. Nutrono, costoro, la macchina del gossip che crea e distrugge (oggi meno di ieri grazie alle leggi sulla privacy), i personaggi. I vip si lasciano tramite magazine (vedi Loredana Lecciso su «Gente») o annunciano l'arrivo di un bebè (l'ultimo scandalo: Amedeo d'Aosta su «Vanity fair»). Scoop veri o costruiti a tavolino. Che arricchiscono le agenzie fotografiche e spesso anche le tasche dei vip. Il bacio più pagato degli ultimi anni? Quello di Diana e Dodi: un miliardo e mezzo del vecchio conio tanto caro a Bonolis. Una cifra da capogiro uguagliabile oggi solo da una fotografia che testimoniasse inequivocabilmente un eventuale tradimento di Camilla, la finalmente sposa di Carlo d'Inghilterra. Pochi spiccioli è costato al confronto lo scoop della scorsa estate: il marito della Ferilli, Andrea Perone scoperto da «Oggi» tra le braccia di Sara Varone. Pare «solo» 40 mila euro per quegli scatti che tanto rubati, all'occhio attento, non sono sembrati. Ma la copertina che si è guadagagnata il record di un milione e centomila copie vendute è quella di «Chi» con Michelle Hunziker e l'ormai ex fidanzato Salvatore Passaro. Il direttore del settimanale, Umberto Brindani, non rivela quanto ha dovuto sborsare per quel servizio esclusivo anche se, dice, è quello che ha pagato di più. Brindani, che viene da «Panorama», si è ritrovato in un mondo completamente diverso dal suo e se gli si chiede cosa lo ha colpito in questa nuova realtà spiega: «Scherzando, ma poi non più di tanto, dico sempre che noi facciamo un'attività investigativa, cerchiamo, attraverso indizi, di arrivare alla verità, a scoprire quello che c'è, per fare un esempio, oltre una coppia apparentemente felice. Ormai nel nostro lavoro non si fa quasi più. E poi c'è molta attenzione al rispetto delle persone. Perché in ballo ci sono cose ben più importanti delle elezioni o di un'operazione di business». È per questo che «Vanity fair», che non vive di foto «rubate», registra tutte le dichiarazioni degli intervistati. «Non siamo morbosi o gossippari a tutti i costi - spiega il capo redattore Andrea Scarpa - ma cerchiamo sempre di andare oltre il personaggio e di raccontare la persona. Fino ad oggi non abbiamo ricevuto nemmeno una smentita». Ma come riconoscere una bufala da uno scoop vero? Brindani, foto alla mano, alza il telefono e chiama il diretto interessato. Stesso metodo per il neo direttore di «Diva e Donna», Silvana Giacobini che aggiunge: «Le bugie hanno le gambe corte. Se la fonte viene poi smentita dai fatti, la brutta figura è sua». Spregiudicati all'eccesso i settimanali ormai non sono più. E rispettano regole di deontologia. Brindani scarta le foto volgari perché «non mi piace mostrare il peggio delle persone». Giacobini non pubblicherebbe mai una notizia «rovinafamiglie» o una che riguarda la salute dei vip. Luciano Regolo, direttore di Novella 2000, che per prima ha parlato di love story tra Ferilli e Cattaneo, punta il dito s