IL CASO LETTERARIO
Si chiama Eughenia Lenbach, ha 25 anni, e te ne innamori subito, anche se hai fatto la Resistenza e detesti gli storici revisionisti. Qui, il revisionista è un romanziere siculissimo, che si chiama Pietrangelo Buttafuoco, si è fatto le ossa al "Secolo d'Italia", ha firmato per "Il Foglio" una frizzante rubrichetta quotidiana ben presto diventata "di culto", ed ora crea e denuncia, motteggia e sbeffeggia, dalle colonne di "Panorama". Se gli dite che è di destra, se ne risente; se gli dite che è un fascista, acconsente. È un fascista che piace a tutti, però. Come il suo romanzo, "Le uova del drago", che la Mondadori ha dovuto ristampare a spron battuto, perché la prima edizione di sessantamila copie è andata subito esaurita, mentre Pietrangelo balzava ai vertici della classifica dei "best- sellers". E per forza! Visto che il suo romanzo - ambientato nella Sicilia del '43-45 - va all'assalto della "vulgata" con una provvista tale di estro creativo da bloccare sul nascere ogni indispettita reazione "politicamente corretta". Per Buttafuoco i "liberatori" angloamericani sono degli invasori brutti, sporchi e cattivi; i Tedeschi sono gli alleati traditi a vantaggio degli Alleati da un branco di alti ufficiali, prelati, massoni, antifascisti e mafiosi, con i comunisti che parlano di rivoluzione proletaria, ma intanto collaborano con le demoplutocrazie; la ragione sta dalla parte dei vinti. O se non vogliamo parlare di ragione, parliamo di onore e spavalderia, emozioni e sogni, miti e sentimento alto e tragico di una vocazione e di un destino. I "vinti" di Buttafuoco sono decisamente belli. A partire dalla superspia Eughenia (nome in codice Ghetz) che tutti incatena con suoi maliosi lacci di ariana "Wandervögel",scelta da Hitler per una "missione impossibile". Quella di disseminare nella Sicilia liberata un bel po' di "uova del drago" e cioè di focolai rivoluzionari dai quali, oggi o chissà quando, possa germinare una nuova Primavera di Bellezza all'insegna della swastika e del fascio. Intendiamoci, Buttafuoco non inventa nulla ma pesca da tanti (e per lo più ignoti) documenti della Resistenza "nera" nell'Italia del Sud e in particolare in Sicilia: solo che date, nomi, eventi, idee, immagini, tutto finisce in un grande pensatoio- laboratorio poetico e mitico. "Le uova del drago" si presentano così come uno strano libro di controstoria: perché alcuni personaggi vi compaiono con tanto di nome e cognome; altri vi figurano celati da un trasparente pseudonimo( pensiamo al fascinoso e feroce patrizio Alì degli Aliminusa, docente dell'Orientale di Napoli, ed eroico combattente "dalla parte sbagliata", destinato a diventare nel dopoguerra un insigne cattedratico e per qualche tempo una firma prestigiosa sul "Corriere della Sera", da cui sarà licenziato "quando il direttore troverà allegata a un'e-mail delatoria una sua foto giovanile in divisa delle Waffen Sturmtruppen"; altri ancora portano il nome delle marionette dell'Opera dei Pupi. " Per fare di questa storia vera un teatro", scrive Buttafuoco. E davvero di teatro si tratta: pensate, una cronaca di spie, doppi e tripli giochi e spericolati salti mortali (a imbrogliare e sbrogliare con eleganza e determinazione è la superspia Ghetz), ricca dei più svariati sapori come una "satura lanx" e imbandita su un coloratissimo palcoscenico. Dove la fastosità barocca si intreccia col linguaggio della quotidianità, con effetti di somma goduria per chi "vede". Perché la scrittura di Buttafuoco è talmente seducente e variopinta che la leggiamo e la "vediamo"("Solo la lussuria si concesse altezze pari a quelle della luna,ornata dai riflessi ebbri del gelsomino"). Come "vediamo" il fascista Ciccio Muscarà, il comunista e triplogiochista Turi Orlando e Angelica La Bella, splendida siciliana fanatica di Marx e della matematica. Per non parlare del manipolo di saraceni travestiti da frati e protetti entro complici conventi, che combattono sotto le insegne della swastika e collaborano alla semina delle "uova del drago". E