Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Dalla chiesa al cielo la «Nona» di Bruckner secondo Ozawa

default_image

  • a
  • a
  • a

L'epicureo Bernstein aveva, dal 1961, un giovine assistente di nome Seiji Ozawa. Quest'ormai celebre e maturo maestro giapponese, l'altrieri a sera, ha diretto la «Nona» di Bruckner nella Basilica Pontificia di San Paolo fuori le Mura, sul podio degli stessi Wiener Philharmoniker. E l'arco del tempo s'è cosí annullato per prodigio: e del passato e del presente sono stati d'un tratto smascherati la vana distinzione, il fittizio tragitto, il larvale trenino che ne percorre sbuffando la linea ferrata. Ché nella reminiscenza di ciò che fu, o nell'impalpabile istante che si fugge, ma anche nell'aspettativa di ciò che sarà, lo scorrere delle ore e degli anni è una fola fra le piú infide e voluminose cui abbocca ab origine l'essere umano: e lui soltanto. Né gli astri, né i rospi, né le gialleggianti giunchiglie hanno in vero la menoma cognizione del tempo.... Splendida al paro di quella di Bernstein, la «Sinfonia in re minore» secondo Ozawa, che in luogo dell'inadempiuto Finale proponeva, come si suole, il «Te Deum». Se per un verso l'acustica che dilatava i suoni e li riverberava fra le alte volte della Basilica condizionava l'ascolto critico dell'opera bruckneriana, per altro verso, quella dimensione per dir cosí «apologetica» che assumeva la musica e che ascendeva vieppiú espansa ad ideali cieli moltiplicando con le note le imagini d'un'illimitata gloria poetica, intensificava l'emozione ed il pathos dell'ascolto, che da critico si risolveva in panico e «religioso». Regna infatti di là dai suoni il frutto loro asemantico ed inesprimibile: che nessun'altra arte ha il privilegio di conoscere, sebbene intuisca. Era intesa la lezione di Ozawa ad un senso d'arcanicità e staticità cosmiche in virtú di tempi la cui ponderata lentezza s'impregnava di tensioni d'estasiato lirismo. Al «divenire» il maestro giapponese imponeva l'«essere», del quale si giovava altresí lo «Scherzo» incardinato su le ieratiche esultanze di matrice beethoveniana. Il ricamo dei fiati nel dialogo con gli archi, l'umbratile vividezza dei timbri organistici e dei loro impasti, l'alta definizione delle corali processionalità tipiche della psicologia e della cifra estetica dell'autore hanno caratterizzata l'espressione del disegno interpretativo. Esemplare la prestazione rigorosa insieme ed ispirata dei professori della sinfonica viennese e degli artisti del Coro «Wiener Singverein» affiancati da un buon quartetto di solisti vocali nel «Te Deum». Patrocinato da S.E.R Mons. Andrea di Montezemolo, arciprete della Basilica di San Paolo, il concerto concludeva in modo al tutto degno il programma del «Festival Internazionale di Musica e Arte sacra», che l'anno venturo sarà dedicato a Mozart nel dugentocinquantesimo anniversario della nascita.

Dai blog