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«Piaccio troppo Niente cinema»

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Daniele Pecci domenica e lunedì su Raiuno con la fiction sul Papa

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In Tv ha da poco vestito i panni di San Paolo con Omar Sharif e domenica e lunedì lo vedremo su Raiuno nei panni dell'amico ebreo di Papa Wojtyla nella fiction «Giovanni Paolo II». Eppure questo non basta ancora perché il pubblico, Bruno Vespa in testa, non lo identifichi con il «bello di Orgoglio». È un po' arrabbiato, Daniele Pecci, ma ci scherza su: «L'altro giorno in studio, a "Porta a Porta" - spiega - c'era Jerzy, il vero amico del Papa, che io interpreto nella fiction. Si è emozionato vedendo lo spezzone del film che lo riguarda, quello della deportazione da Cracovia. Nessuno però gli ha detto che quello sullo schermo ero io. E la stessa cosa è successa quando hanno presentato la fiction "San Pietro", dove recitavo al fianco di Sharif. È vero che vado poco in Tv perché sono spesso sul set, ma Vespa mi ha avuto in trasmissione più di una volta. Lo giustifico solo perché con il trucco forse sono poco riconoscibile...» Chiuso in una camera d'albergo a Rovereto, mentre fuori nevica, Pecci si gode un po' di riposo forzato (grazie allo sciopero generale di ieri). In questi giorni, infatti, sta girando una nuova miniserie, «Figli strappati», in cui sarà di nuovo un personaggio realmente esistito, Detalmo Pirzio Biroli. Riposa, sogna e si toglie qualche sassolino dalle scarpe. Cosa le è rimasto della fiction sul Pontefice? «Dal punto di vista professionale è stata un'occasione importante e di grande responsabilità. Mi sono ritrovato, dopo sei ore di trucco, negli abiti di un sessantenne, portatore del messaggio ebraico, davanti a un attore premio Oscar come John Voight. È stata davvero un'impresa». Che rapporto ha avuto con Giovanni Paolo II? «Non ho mai incontrato Wojtyla ma ho sempre avuto una grande stima nei suoi confronti. Credo sia una figura fondamentale della storia della Chiesa». Qual è il suo rapporto con la religiosità? «Mi ritengo una persona spirituale». Laureato in Lettere a Roma, la città in cui è nato. Come si è ritrovato a fare l'attore? «Già a 16 anni ho iniziato a frequentare un corso di recitazione e a 18 ero in tournée nei teatri d'Italia. Spero di ritornare presto al palcoscenico. È l'unico motivo per cui faccio questo mestiere». Vuol dire che fa le fiction per guadagnare il denaro che le servirà per dedicarsi al teatro? «Il teatro non si fa per diventare ricchi ma neanche l'attore si fa per guadagnare tanto. Credo che, per me, sia un miracolo essere arrivato sin qui. I posti per diventare milionari sono pochi. E pochi sono quelli che riescono a restare fedeli a se stessi restando a teatro». Lei pensa di non essere stato fedele a se stesso? «Io amo il teatro perché è poesia e grande prosa. Sono nato sul palco, dove ho lavorato per 15 anni e dove voglio tornare con un grande cast, un grande regista e grandi autori come Shakespeare, che adoro (mi sono laureato con una tesi su Amleto). Comunque la fiction deve continuare sulla strada della Tv che fa cultura popolare con la riscoperta dei grandi della letteratura». Per tutti, però, lei è ancora «il bello di Orgoglio»... «Dovrò fare altre venti fiction per far dimenticare Pietro Pironi! E comunque la terza serie (in onda a febbraio ndr) sarà l'ultima in cui reciterò. Il contratto era solo per tre anni e con la lunga serialità ho chiuso. Ho rinunciato a grossi progetti e a tanto denaro. Il successo che ho avuto fino ad oggi in Tv spero serva per avvicinare più gente al teatro per vedermi da protagonista». Il cinema non le interessa? «Sì, molto. Le sembrerà paradossale, ma non ho mai fatto neanche un provino per il cinema. Pare che i registi non vogliano volti che hanno troppo successo televisivo». Quante rinunce ha fatto nella sua vita privata sino ad oggi? «La mia vita è tutt'uno con questo lavoro. Mi sento una persona fortunata e nulla per me è sacrificio. Anche se sono due anni che non mi prendo una vacanza...» Per i curiosi a tutti i costi Daniele Pecci, 35 anni, è ufficilamente single. E trascorrerà le vacanze di Natale a Roma (ha appena comprato una casa a Trastevere).

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