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La Dc fece bene all'Italia e cadde perché non ascoltò Craxi

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Questa la conclusione (con qualche stecca nel coro) di un dibattito che ha coinvolto due politici eminenti della Prima repubblica - il socialista Rino Formica e il comunista (tale era, a quei tempi) Emanuele Macaluso - un "grand commis" (con un ruolo di consigliere e suggeritore politico) del calibro di Ettore Bernabei, l'ex direttore del «Corriere della Sera» Stefano Folli e l'"intellettuale di destra" (secondo la definizione ufficiale che lo accompagna ormai da molti anni) Marcello Veneziani. Moderatore Ignazio Contu, segretario della Fondazione Amintore Fanfani, che ha organizzato l'incontro. Il pretesto: la presentazione del romanzo «Il posto dei papaveri» di Nerino Rossi, ex deputato democristiano, uomo di apparato della Balena Bianca nei tempi che furono. Più che di un romanzo sarebbe opportuno parlare di una testimonianza in forma narrativa, che ha dato la stura - appunto - al coro della "nostalgia", con il divieto assoluto di ricorrere a questo vocabolo. Perché la nostalgia evoca un sentimento, mentre l'autore e i partecipanti al dibattito ci tenevano a rimanere ancorati alla concretezza dell'assunto, fissata dal sottotitolo del libro: «Quando la Dc ha ricostruito l'Italia». Non chiacchiere, o pulsioni del cuore, ma dati di fatto. Elencati sommariamente dal moderatore: nel 1963 il prodotto interno lordo italiano era sette volte superiore a quello del 1947; nel decennio 1954-1963 la produzione industriale segnò una crescita media annua del 9,2 per cento (il triplo di quella americana); nel 1960 la lira ottenne l'Oscar della stabilità; nel 1961 l'incremento del reddito fu pari all'8 per cento. E le cifre dicono ancora poco rispetto alle grandi scelte compiute dal partito di maggioranza in quegli anni: la scelta occidentale, l'ingresso nella Nato, l'industrializzazione del Paese, la vittoria della democrazia sulle tentazioni totalitarie. Stefano Folli ha ricordato una frase di Talleyrand: «Chi non ha conosciuto la Francia prima della Rivoluzione francese non ha conosciuto la dolcezza di vivere». Talleyrand - come tutti sanno - fu il campione e il teorico della Restaurazione, l'abate rivoluzionario che attraversò indenne (e da protagonista) i venticinque anni più turbolenti della storia francese: la nostalgia era il motore delle sue conclusioni. Folli ha ricordato lo stile di vita dei nostri "Padri della Patria": Ferruccio Parri che dormiva su una brandina, la vita spartana dei leader democristiani, Fanfani che intimava alla moglie di vendere le azioni di una società (o i buoni del tesoro) per evitare una forma, seppur minima, di conflitto di interesse. Una classe politica sobria e misurata. Veneziani (la stecca nel coro) ha osservato che quella classe politica era più sobria, perché era più sobria l'Italia. Perché quella era un'Italia povera e borghese, alla quale si è poi sostituita un'Italia ricca nella quale il ceto medio ha sostituito la borghesia. Non c'erano, a quei tempi, i reality show in televisione (e non c'era neppure la televisione, nei primissimi anni). Soltanto gli stolti e i faziosi possono negare i meriti della Dc del dopoguerra. Ma i paragoni fra due classi politiche dovrebbero essere filtrati attraverso le società (diversissime) nelle quali hanno operato. Dopodiché la nostalgia è lecita, ci mancherebbe altro. Le due osservazioni (o confessioni, o ammissioni) più interessanti sul piano politico e sociologico sono venute da Emanuele Macaluso e da Ettore Bernabei. Macaluso (un uomo di grande onestà intellettuale) ha riconosciuto che la Dc fece - nel dopoguerra - le scelte giuste, riconoscendo implicitamente (ma anche esplicitamente) che quelle del Pci erano sbagliate e (se avessero prevalso) ci avrebbero condotti al disastro. E ha osservato che la classe dirigente comunista di allora - a differenza di quella democristiana non conosceva l'Italia: quasi tutti i "papaveri" del Pci avevano trascorso molti anni in esilio all'estero, o al confino, o in prigione. E non erano dunque in grado di interpretare i desideri, e le necessità, degli italiani. B

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