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La sonnambula cavalca la lumaca

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..ci sono soltanto coscienza e incoscienza... la coscienza è paura, l'incoscienza è coraggio» (Moravia, da uno dei dimenticati «Racconti romani»). Se cosí è, «La sonnambula» in scena dall'altrieri all'Opera di Roma è tutta all'insegna del «coraggio»: d'un gran coraggio. Il capolavoro belliniano, una vetta del belcanto. La sua musica, uno scrigno di tenerezza ed eleganza melodiche d'un'impronta "neoclassica"; le voci sopranili e tenorili, strumenti d'un virtuosismo che sposa l'ardire della tecnica al geroglifico piú cristallino e magato. È un'opera d'arte dalla dimensione elegíaca, nella quale l'orchestra si dispone a ricamo di diafane evocazioni, la vicenda drammatica poggia sulla fuggevolezza di minuscoli eventi ed i personaggî si liberano d'ogni sostanza realistica per assurgere a figure tessute di pure luci liriche. Va da sé che a render merito al bijou del gioielliere trinacrio son d'obbligo interpreti oltremodo destri. Di quelli o che son pervenuti al top della propria esperienza musicale e vocale, o che c'hanno ab origine, per munifico volere dei fati, un adempiuto talento. Non è il caso degl'interpreti sonnambuleschi cui qui s'accenna - ed ecco perché parliamo d'una coraggiosissima (e perciò in qualche modo encomiabile) «Sonnambula» romana. Due le pecche precipue della rappresentazione: la direzione musicale e le performances vocali, non potendosi da noi valutare l'assente côté registico, sulla carta commesso a Pier Francesco Maestrini, coadiuvato dal décor tradizionale e dai bei costumi firmati Alfredo Troisi. Era la direzione di Bruno Campanella lenta-lenta: piú lenta d'una lumaca rinculante svenevola verso la camera da letto. Lentaggine tale non solo da spezzare ogni ugola nel suo tragico conato di recare a compimento la frase protratta ad libitum, ma anche da far dimenticare ai nostri organi uditorî che cosa mai fosse iniziato una volta giunto al termine. E nell'immota broda andavan via via squagliandosi fraseggi, cori e timbri: sfacendosi picchi, poggî e pendici (e financo montarozzi) della partitura. Per lo piú verde l'età dei cantanti: volenterosi ed atti a maturarsi onde sciogliere nel prosieguo di carriera con applaudito decoro i campali nodi belliniani: Cinzia Forte (protagonista), Daniela Schillaci, Sonia Zaramella, Vincenzo Capuano e Sonia Zaramella (la meglio). Al calare del sipario, all'indirizzo dell'industre team degli artisti sono stati indirizzati dallo scelto pubblico della première costumati battimani: in vero piú cordiali dei consensi registrati alla fine del prim'atto, già che un grato miglioramento d'esecuzione, e della Forte in specie, s'era appalesato dall'uno all'altro.

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