Giallo sul nuovo cd di Apicella con Berlusconi ancora paroliere
Uno di quelli che neppure i satelliti-spia o Echelon riuscirebbero a chiarire. Impenetrabili a ogni tentativo di intercettazione sono risultati Palazzo Chigi, la Certosa, Macherio. Incorruttibili gli insider del Premier. Insomma, una cortina di segreti circonda il nuovo cd di Mariano Apicella. Che uscirà a febbraio 2006, salvo ripensamenti, con un repertorio molto più acustico e intimo di quello proposto due anni fa, in un tripudio di arrangiamenti mediterranei, per «Meglio una canzone». Al quale, notoriamente, Berlusconi contribuì in veste di paroliere. Poi l'ex posteggiatore partenopeo ci mise molto di suo: anche un personalissimo contratto con gli italiani. Che consisteva in un tagliando con cui si impegnava a suonare ai matrimoni di tre coppie (del Nord, Centro e Sud Italia) sorteggiate fra gli acquirenti dell'opera. Per la prossima sortita discografica, gli osservatori trattengono il fiato: vorrà Berlusconi fornire altro materiale artistico o svincolerà il suo artista prediletto da un abbraccio che - alla lunga - potrebbe risultare letale? E ancora, il leader del centrodestra giudicherà opportuno proporsi come entertainer a due mesi dalle elezioni? A quell'epoca, meglio non esporsi al fuoco di propaganda dell'avversario: e la "notte-rock" novembrina a Sorrento, quando ballò e condivise il palco con il suo bardo (attenzione a "Cioccolato e caffé", possibile hit in salsa carioca), rischia di rimanere l'ultima di questa legislatura. Né pare alle viste l'annunciatissimo disco "solista" del Cavaliere, da incidere privatamente e regalare a Natale ai più fidati amici: troppo alto il rischio di vedere i "nastri" piratati per l'I-pod, o campionati da rapper e no-global. Tuttavia, alcune composizioni berlusconiane sono tra quelle pre-selezionate per la scaletta finale di Apicella. «A meno che la casa discografica non preferisca un repertorio di cover-version», sospira il produttore Guido Dell'Oglio. «Ma di certo non chiederemo pezzi ad altri politici. A meno che Fini o Rutelli non suonino la chitarra come Hendrix», scherza. Quesito irrisolvibile, mentre è noto il talento alle tastiere del ministro del Welfare Roberto Maroni, adepto del culto rhythm & blues con la sua band "storica", i Distretto 51. Per il concerto del 22 dicembre al Teatro Apollonio di Varese i biglietti stanno andando a ruba, e non è escluso che Maroni, presto o tardi, rinunci alla riforma del Tfr e si dedichi solo alle tournée. O che riprenda il "suo", di microfono (neanche fosse Santoro), come ai tempi eroici di Radio Varese. Ricorda l'ex deejay "Bobo": «Di quei giorni mi manca l'emozione di essere in diretta e ricevere la telefonata di un ascoltatore. Mi manca il brivido di un commento. O leggere i diari del Che in Bolivia (con sottofondo delle musiche di Claudio Lolli...). Ma sopratutto mi manca il collega che dice: "Ora mettiamo il disco di un cantautore americano sconosciuto di cui sentirete molto parlare. Il pezzo s'intitola Born to run e lui è Bruce Springsteen». E la sinistra? Terrorizzati dall'anatema celentaniano, i più si affrettano a mostrarsi rock. Anche Prodi, colto in una foto malandrina mentre funge da tecnico del suono per il suo portavoce Silvio Sircana, strimpellatore aggiunto del filone "Napoli classic" o, al più, folk singer post-dylaniano. Per la hit parade c'è ancora da lavorare sodo. Ma può essere un'alternativa professionale. Perché, nel karaoke globale, le rockstar hanno ormai rubato il mestiere ai politici più navigati. Ieri in Campidoglio, in apertura del del sesto vertice mondiale dei Nobel per la Pace, Bob Geldof ha tuonato contro l'avarizia dell'Italia nei confronti del Terzo Mondo. «A nome degli artisti e di tutto il popolo italiano», ha detto l'organizzatore del "Live8" ricevendo dalle mani di Veltroni e Gorbaciov il premio "Uomo per la Pace 2005", «chiedo che la vostra classe dirigente, di destra e di sinistra, che Tremonti, Berlusconi, Letta si impegnino a cambiare la situazione perchè l'Italia non resti uno dei paesi meno generosi nei confronti dell'Africa».