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La vita «difficile» dei figli d'arte

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sempre nel cono d'ombra familiare

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Figli d'arte, cresciuti respirando l'aria dei set cinematografici e del palcoscenico, masticando copioni e spartiti musicali, dribblando fotografi e curiosi d'ogni tipo. Figli di papà, sì. Ma a quale prezzo? Inquieti, spesso sopra le righe, in bilico sulla sottile linea del limite. Meglio iniziare famosi che «signor nessuno» avrebbe detto Catalano in «Quelli della notte» di arboriana memoria. E sottoscriverebbero oggi schiere di ragazzini pronti a vendere l'anima al diavolo per conquistarsi un posto nel «Saranno famosi» ribattezzato «Amici» da Maria De Filippi. Se sapessero, ballerini, cantanti, attori in fieri quanto è difficile nascere famosi... E quanto è dura emergere facendo dimenticare le proprie radici. Perché in ogni gesto e in ogni errore c'è sempre qualcuno pronto a fare dietrologie. Etichettata ormai come «cattiva ragazza» è Asia Argento, seguita a ruota dall'amica Vera Gemma. La prima, figlia del re dell'horror Dario, non c'è cosa che faccia nella normalità. A partire dall'enorme tatuaggio pubico, quell'angelo alato mostrato con orgoglio sulle riviste patinate. Approdata bambina sui set del padre, Asia spazia tra l'horror e la commedia. Ma, anche quando lavora con Verdone, i suoi sono sempre personaggi difficili (in «Perdiamoci di vista» è una paraplegica dal carattere insopportabile). Dove dà il meglio della sua parte più sofferta e fuori dalle righe è quando si cimenta nei panni della regista. Criticata, stroncata, flagellata con i suoi film-scandalo: «Scarlet Diva» (dove recita anche l'amica del cuore Vera, figlia dell'assai più famoso Giuliano Gemma) e l'ultimo «Ingannevole e il cuore più d'ogni altra cosa» (storia di un bimbo costretto a vivere al seguito della mamma-prostituta). Tormentata Asia e tormentata Vera con quel suo romanzo «Le bambine cattive diventano cieche», le cui durissime parole ha ripreso Violante Placido per il suo cd che segna il debutto come cantante. «Morirò perché l'inferno brucia. E le mie ustioni sono già troppe. La pelle mi cade di dosso come ad un lebbroso. Il respiro fatica...» scrive Vera. E Violante canta con voce flautata, leggera, quasi stesse interpretando la gioia. E invece è dolore. E inquietudine. C'è una sottile malinconia negli occhi azzurro mare di Violante, per gli amici e per chi comprerà il disco, Viola. Bella da mozzare il fiato e decisa a voler camminare su strade diverse, meglio se parallele, a quelle del padre. Una fatica immane, per scrollarsi di dosso l'ombra dei genitori, impiegano ancora oggi che sono ormai «grandi» anche i «figli di». Alessandro Gassman, tanto per iniziare. Davvero l'ombra del papà quando lavorava con lui e poi tanto sudore per anni. Ora quella che dovrebbe essere l'inizio di un'improba riscossa che parte da Hollywood. Venerdì esce nelle sale «Transporter: extreme» film d'azione dove Alessandro interpreta un ruolo da protagonista. L'amico fraterno Gianmarco Tognazzi, compagno di scorribande anche lavorative, aspetta ancora la sua grande occasione, nonostante abbia all'attivo una lunga serie di film. E mentre la sorella Maria Sole ha debuttato come regista, il fratello Ricky Tognazzi sta acquisendo nuova notorietà come protagonista e regista di spot (suo quello ormai famosissimo della Marini che videochiama). Quasi un clone di papà Johnny, stesso il timbro di voce, identico il modo di gesticolare, Gianluca Guidi si è dato ormai da anni al teatro impegnato. Nato dalla relazione tra Dorelli e Lauretta Masiero, Gianluca (dal 29 novembre al teatro Quirino di Roma con «A piedi nudi nel parco» come regista e interprete) ha deciso di dare un taglio netto al suo passato. Non solo col padre non ci lavora più, ma i due neanche si parlano... Vita dura quella del figlio d'arte. Ché se è vero che il leone è figlio del leone, è altrettanto vero che l'aceto è figlio del vino.

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