Scarafaggi e pinguini le vere star
Sul grande schermo la natura si prende la rivincita contro l'uomo che la offende
In piena crisi dei film d'avventura si affaccia il grande, e un po' inatteso, successo del documentario sulla natura. I regni animale e vegetale si prendono la rivincita sull'uomo che troppo spesso li offende. Una volta, ma parliamo veramente di tanti anni fa, per vedere uno di questi filmati al cinema bisognava andare a cercare quei cartoni animati, quasi sempre di Walt Disney, che venivano proiettati abbinati a dei lungometraggi sulla vita degli animali. Oggi no, seguendo un filone che si è andato sempre più consolidando, i documentari naturalistici fanno pubblico. In due parole: piacciono e incassano. È servito un film speciale per far capire alle grandi case di distribuzione che un bel documentario è anche un buon investimento. Stiamo parlando di «La marcia dei pinguini», film francese del biologo-regista Luc Jacquet che negli Stati Uniti ha fatto incassi da «Rambo» (o forse di più, visto che Stallone come attore ultimamente non sembra interessare più a molti). Il bel documentario, girato in condizioni proibitive in Antartide, ora si sta facendo onore sugli schermi di casa nostra. Il prossimo venerdì arriverà «L'ignoto spazio profondo», del maestro tedesco Werner Herzog: un film tra la fantascienza e la filosofia che ha però alla base una serie di immagini naturalistiche. E sempre di Herzog è stato accolto nei giorni scorsi con grande favore al «Torino Film Festival» il documentario «Grizzly man», storia del naturalista Timothy Treadwell, che, dopo 13 anni passati a filmare e studiare gli orsi dell'Alaska, è morto ucciso proprio da un orso. Il grande successo dei film sulla natura è il «premio» a una tradizione di registi e troupe che da anni lavorano con dedizione e professionalità. Come non ricordare uno dei più bei film (e non solo dei documentari) visti negli ultimi tempi: «Il popolo migratore», uscito nel 2001 e realizzato in quattro anni di spericolato (è proprio il caso di dirlo) lavoro. Per quella pellicola, osannata in ogni parte del mondo che illustra gli spostamenti di varie specie di uccelli migratori, lo studioso-ricercatore Jacques Perrin usò mezzi incredibili, tra i quali dei deltaplano-idrovolanti a motore che permisero di volare accanto ai «protagonisti» e di mostrare il mondo così come lo vedono loro. Ma la storia del documentario naturalistico arriva da lontano, anche se spesso alle immagini degli animali e della natura viene «applicata» una vicenda, per rendere più appetibile al pubblico il film. È il caso di due famose pellicole del francese (ma quanti francesi tra gli appassionati della natura) Jean-Jacques Annaud: «L'orso», del 1988 e il più recente «Due fratelli», del 2003, che narra la storia di due tigrotti. Tra i grandi autori del genere vanno ricordati anche Claude Nuridsany e Marie Perennou. I due nel '96 proposero l'interessantissimo «Microcosmos - Il popolo dell'erba» (nel quale Jacques Perrin appariva come narratore), appassionante viaggio alla scoperta degli insetti, e che oggi hanno portato sullo schermo «Genesis». Il film, uscito in Italia lo scorso 30 settembre e che alcune sale ancora propongono, è una spettacolare narrazione per immagini dalla nascita dell'universo all'arrivo della vita, con un linguaggio poetico venato di ironia. E visto il gradimento del pubblico è certo che nel futuro vedremo al cinema ancora molti documentari sugli «effetti speciali» che offre la natura.