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«La mia favola d'amore contro l'odio delle guerre»

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Cinquant'anni, cinque milioni di dischi venduti e svariati Sanremo alle spalle, Pino Mango possiede l'eloquio ed il timbro vocale morbido del sognatore. Il tema principale delle tue canzoni è l'amore. È un amore tangibile o trascendente? «È universale, ma è fatto di cose tangibili, appartiene a tutti gli esseri umani, è quello che si prova per una donna, per un bambino, per la natura». In «Solo D'Amore» parli dell'odio come male assoluto dei nostri tempi. Qual è il rimedio? «La favola, perché racchiude la purezza dei bambini. Come faccio a spiegare la guerra ad una bambina di quattro anni? La nostra salvezza è la loro purezza. Crescendo l'uomo diventa cretino e fa le guerre. Bisogna rendersi conto che siamo su questa terra solo di passaggio, e non riesco ancora a capire il senso dell'esistenza di Saddam, Bush, Berlusconi...» Visto che è d'attualità, da uomo del Sud cosa ne pensa della devolution? «Potrebbe essere una cosa intelligente, ma non in questo momento, nel quale il paese ha bisogno di una identità forte e di sentirsi integrato in Europa. In Basilicata abbiamo il petrolio e l'acqua, potrebbe convenirci, ma non ora». E dello scontro fra religioni e fra le religioni e i laici? «È una devolution anche quella. Le religioni dovrebbero unire e non dividere. Non c'è l'uomo al centro del loro interesse, ma il potere, e questo è sbagliato». Nella tua musica ci sono molti echi beatlesiani... «Certo, i Beatles sono stati fondamentali, ma anche gli Stones, Mick Jagger è stato ed è la mia icona rock». Per questo usi molto i tempi dispari, 5/4, 6/8? «Certo, derivano da tutto il bagaglio musicale della mia infanzia, dai Deep Purple ai Led Zeppelin ai Police». Sei un appassionato della tecnologia, ma non è che si senta molto... «Perché la controllo, la uso senza farla sentire. Il suono, sia quello della voce che degli strumenti, deve essere vero, non filtrato». «Mio Fiore Mio» suona molto rock da FM. «Sì, io non credo di avere sonorità italiane, secondo me noi non abbiamo una sola identità musicale, possiamo fare di tutto. È un vantaggio, a livello internazionale siamo più integrati musicalmente che socialmente». Per questo la cover di «I' te Vurria Vasà» alla fine vira in sonorità orientali? «Credo che sia la più bella canzone napoletana di sempre. Descrive il cuore del Sud che oggi non esiste più, quello fatto di sogni che animano il romanzo popolare del nostro passato, del quale siamo tutti protagonisti. Oggi il Sud è mafia, camorra, n'drangheta. Bisogna riappropriarsi di quei sogni. Ho riscritto il finale per lanciare un messaggio ai giovani».

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