di KATIA PERRINI COCO CHANEL non era bella.
Né tantomeno Diana d'Inghilterra. Eppure tutte e tre, con personalità e vite diverse, sono state donne dallo stile inimitabile, ancora oggi tutto da copiare. Ma se è vero che eleganti si può diventare, è anche vero che servono delle linee guida da seguire per non ritrovarsi a fare la spesa al mercato con abito lungo e tacchi a spillo o alla serata di gala con un tailleur di tweed. Per cercare di avvicinarsi il più possibile alle icone di stile, c'è in libreria tutta una serie di manuali di bon ton del guardaroba. Proprio al grido di: «L'eleganza è una forma di armonia non dissimile dalla bellezza, ma se quest'ultima è assai più spesso un dono di natura, la prima è opera dell'arte», madame Genevieve Antoine Dariaux ha appena rieditato, dopo 40 anni, la sua «Guida all'eleganza». Guru dello stile francese e direttrice della maison Nina Ricci per molti anni, la Dariaux nel suo manualetto indica come sentirsi splendide e a proprio agio in ogni occasione senza farsi travolgere dalle mode e dalle tendenze del momento. Nella logica della disubbidienza ai diktat della Tv che ci vuole (s)vestite da Velina e «dedicato a tutte le donne che non hanno più voglia di mandare in soffitta metà armadio a ogni cambio di trend», è uscito da poco il volumetto scritto dal direttore di Cosmopolitan, Cinzia Felicetti, «Assolutamente glam». L'una in modo «scientifico», l'altra con una buona dose di ironia stilano la classifica dei pezzi irrinunciabili nell'armadio di una donna di classe. Quelli che non dovrebbero mancare mai e che non hanno una data di scadenza. A partire dal sempre verde tubino nero perfetto se indossato con un giro di perle al collo e con sopra il classico trench come Audrey Hepburn nel mitico «Colazione da Tiffany». Nel decalogo della Felicetti compare poi un altro must: la camicia bianca («trasuda stile e non conosce restrizioni di orario: fantastica sul jeans, impeccabile pure con una lunga gonna nera»). Golf di cachemire, t-shirt di cotone, jeans, sandali a stiletto, borsetta griffatissima e un tocco di rossetto rosso chiudono il semplice armadio «snobisticamente» estraneo alle tendenze. Il guardaroba ideale per l'inverno (ma c'è anche quello per tutte le altre stagioni) arriva invece dalla penna della Dariaux. Alle 9 del mattino gonne di tweed nelle sfumature autunnali, golfino (meglio di cachemire) in tinta, soprabito di buon taglio, scarpe marrone tacco medio e capace borsa di coccodrillo marrone. Postilla: una donna davvero elegante non porta mai il nero di mattina. Alle 13 va bene il tailleur di lana in tinta unita (né marrone né nero), golfino o camicetta o abito senza maniche in tinta. Alle 15 abito di lana in un colore gradevole che armonizzi o contrasti con un grazioso soprabito da città in una tinta brillante. Alle 18 finalmente sdoganato il nero. Bene un abito di lana non molto scollato («Vi condurrà ovunque dal ristorantino al teatro»). Per le cene più formali meglio un abito di crêpe nero, piuttosto scollato. Ore 20: soprabito e abito uguali perfetti per una prima a teatro o per una cena «cravatta nera». Ore 22: abito da sera lungo che può venir indossato tutto l'anno (evitare il velluto e il nero) sopra un lungo soprabito da sera. Un capitolo (e un libro intero a parte) merita il capitolo borse. Schiere di donne sono pronte a risparmiare magari sul tubino nero ma a spendere una fortuna per la borsa ultragriffata del momento. In «Pazze per le borse», l'inviata di Vanity Fair, Paola Jacobbi, non solo racconta la storia dei marchi di culto ma, attraverso quest'accessorio irrinunciabile, «rovista» nel mondo femminile trovandone la vera anima. E scoprendo che «è pieno il mondo di donne con la borsa giusta e il marito sbagliato»...