Cage nel ruolo del trafficante diventa bravo
IL MERCATO delle armi. Naturalmente quasi sempre contro le leggi. Proliferato, con ingentissimi guadagni, soprattutto dopo la fine della Guerra fredda quando molti stati dell'ex Unione Sovietica si sono affrettati a vendere a caro prezzo gli enormi e ormai inutili armamenti di cui Mosca li aveva dotati. Ce lo illustra un personaggio di invenzione, l'emigrato ucraino Yuri Orlov, rifacendosi però a situazioni realmente accadute, con una cronologia di fatti che si sono puntualmente verificati dalla fine degli Ottanta ai nostri giorni specialmente in quei paesi africani dove dittatori e militari avevano ogni giorno di più necessità di armarsi per le loro sanguinosissime guerre tribali. Ecco così questo Orlov, appena arrivato negli Stati Uniti, cominciare quasi dal nulla in quel terribile commercio che a poco a poco lo arricchisce smisuratamente, riuscendo sempre a farla franca non solo con una corruzione dispensata a piene mani, ma con losche connivenze anche ai più alti livelli, alla fine persino tra certe autorità americane. Le sue gesta, con una moglie al fianco che tarda a scoprire la verità e con un fratello drogato prima suo socio poi finito tragicamente appena si ribella ai suoi sistemi, le segue passo passo, come sceneggiatore, quell'Andrew Niccol cui si era guardato con simpatia per un suo giallo di fantascienza, «Gattaca». Qui, anche se appesantisce il suo racconto facendo commentare di continuo al protagonista, con una voce fuori campo, gli eventi in cui è coinvolto (come se non bastasse la loro esposizione con le immagini), riesce in parecchi momenti a ridarci un quadro abbastanza preciso di quella feroce aberrazione che è, appunto, il mercato clandestino delle armi. Forse meno meditato e conseguente nel ritratto di quel personaggio al centro che, nonostante i contrasti familiari e, qua e là, vari incidenti nella professione, si evolve in modo poco dinamico e sempre, oltre a quella sua voce narrante, in modo troppo verboso. L'orrore però di quei guadagni che costano sangue versato in abbondanza e la loro esemplificazione diretta in alcuni staterelli africani afflitti da terribili stragi hanno una loro indubbia efficacia: non solo narrativa ma anche, grazie ad un impatto quasi documentaristico, dal punto di vista cinematografico. Al centro, nei panni di Yuri Orlov, Nicolas Cage. Non è mai stato un grande attore, qui però la sua faccia levigata e quasi del tutto priva di sfumature, si adatta abbastanza alla fisionomia in apparenza tranquilla, nonostante i cinismi che nasconde, dei tanti «signori della guerra» purtroppo così numerosi nel nostro mondo di oggi.