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Hiro Hito, l'imperatore umano di Sokurov

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Cominciata con Hitler («Moloch») proseguita con Lenin («Taurus»), è la volta adesso di Hiro Hito, l'imperatore del Giappone durante l'ultima guerra. Non lo considera però come gli altri due, facendo propria l'opinione del generale Mac Arthur che, lasciandolo sul trono, aveva escluso di doverlo inserire fra i criminali di guerra. Due tappe, così, tali da giustificare la decisione di Mac Arthur. La prima, il 15 agosto 1945, con la sua accettazione della resa agli americani per evitare nuove rovine al Giappone. La seconda, il 1° gennaio 1946, con la rinuncia a farsi ritenere una divinità, in quanto 124° discendente della Dea del Sole, e la possibilità perciò, dei suoi sudditi di non andare incontro alla morte per difenderlo. In mezzo a queste due tappe, il film. Prima a tu per tu con un uomo che, pur con la guerra attorno ormai perduta, la sua corte venera e rispetta secondo cerimoniali quasi religiosi che lo tengono lontano da tutti, nonostante sia evidente che non ha interessi né politici né militari, ma solo scientifici: come studioso di biologia marina. In seguito, il suo incontro via via sempre più reciprocamente comprensivo con il generale MacArthur, arrivando a confidargli che i suoi generali non gli avevano detto niente di Pearl Harbor e sentendosi confidare a sua volta che l'altro non aveva avuto nulla a che fare con Hiroshima. Sokurov studia da vicino l'imperatore e l'uomo e, subito dopo, di fronte a lui, il generale vincitore. Quasi sempre al chiuso, con pochissime scene in esterni per documentare miserie e macerie, e tenendosi sempre molto stretto sui personaggi. I gesti, i rituali, le reazioni, ora scandite da una rigida etichetta di corte, ora lasciando spazio a momenti in cui la psicologia del protagonista si fa emergere quasi soltanto da piccoli dettagli, l'incapacità di vestirsi da solo o di aprire una porta, le considerazioni via via sempre più intense su quell'idea di divinità cui rinunciare definitivamente. Confidandole all'imperatrice, come si potrebbe fare tra due coniugi borghesi, prima dell'annuncio storico a tutti i sudditi. Con immagini, curate dallo stesso Sokurov, che, anche nei momenti più estroversi, privilegiano una grigia dominante monocroma, mentre delle musiche meste e raccolte, egualmente incolori, evocano climi caustrofobici su un dramma che, nonostante le figure storiche al suo centro, tende all'interiorità. È toccato all'attore giapponese Issey Ogata di raffigurare Hiro Hito. Non gli somiglia molto, ma esprime bene egualmente le componenti umane del personaggio. Nonostante la loro voluta astrazione.

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