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Stato sociale, per uscire dalla crisi serve la previdenza a misura di cittadino

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Ieri Prewo, presidente della Camera di Commercio di Hannover, studioso apprezzato a livello internazionale, era a Roma, a palazzo Wedekind, sede de «Il Tempo» per la presentazione del suo libro «Oltre lo Stato assistenziale», (107 pagine, 10 euro), edito da Rubettino-Leonardo Facco con la partecipazione dell'Istituto Bruno Leoni. E proprio l'istituzione intitolata al pensatore torinese scomparso negli anni '60 ha promosso il convegno di ieri «Oltre lo Stato sociale. Come risolvere la crisi di previdenza e sanità», durante il quale è stato illustrato il testo. Un libro «brillante, semplice, conciso, ma soprattutto coraggioso», lo ha definito Alberto Mingardi, il moderatore dell'incontro, al quale sono intervenuti il senatore di Forza Italia Giampiero Cantoni, autore della prefazione, il direttore dell'Ansa Pierluigi Magnaschi e l'esponente dei Democratici di Sinistra Nicola Rossi. Un libro che affronta in maniera diretta la crisi dello «Stato sociale» ed indica, con precisione e semplicità tutte teutoniche, delle strade per riformare senza provocare allarmi e problemi tra le classi meno abbienti. Prewo alla platea ha spiegato che l'istituto per la previdenza sociale tedesco ha riserve economiche sì e no per un paio di settimane e che tutto quello che viene versato dai lavoratori viene subito «girato» ai pensionati. Un sistema che non può durare, un problema comune a tutti i Paesi europei. Lo Stato sociale, ha spiegato il senatore Cantoni, «nasce con Bismark, allora il cancelliere voleva creare stabilità sociale. Si andava in pensione a sessantacinque anni quando la vita media arrivava a sessanta, con notevoli guadagni per le casse statali e cristallizzando la società tedesca». In pratica si poneva un argine alla pressione delle fasce di popolazione economicamente più deboli. Ma oggi, con la crescita della vita media, quel sistema, che si è esteso agli altri Paesi, non funziona più. E che il sistema mostra la corda è stato detto anche dal Ds Rossi, non solo per la differenza nell'età media, ma anche perché rispetto a 40, 50 anni fa, oggi nascono problemi economici, sociali e di equità tra le persone che lavorano. La proposta di riforma, illustrata nel libro di Prewo, si basa su un rapporto più diretto tra chi lavora e la sua previdenza, con formule diverse a seconda delle scelte del lavoratore con un rapporto chiaro e diretto tra quanto si è versato e quanto poi si ottiene. Un rapporto nel quale lo Stato interviene solo nei casi limite, se ci sono pensioni troppo basse e si è al limite della sopravvivenza. E qui è la forza della proposta di Prewo: una riforma che assicura un trattamento equo, che responsabilizza i lavoratori e nella quale i poveri non vengono lasciati indietro. Una proposta che punta a raggiungere un abbassamento del costo del lavoro e una maggiore competitività del sistema produttivo dei Paesi. Senza dimenticare, come ha affermato Pierluigi Magnaschi, che «la competitività non è un obbiettivo, ma uno strumento», perché «una società produttiva deve anche essere solidale».

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