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Williams, un noir per ridere

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Show dell'attore a Roma per presentare il film «The Big White»

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Stavolta, Williams oscura la sua vis comica per diventare il protagonista di una black comedy nella quale veste i panni di Paul, uno sfortunato agente di viaggi che vive in Alaska con sua moglie (Holly Hunter), una donna affetta dalla sindrome di Tourette, malattia che le fa dire parolacce e le impedisce di mantenere qualsiasi tipo di controllo. Proprio per cercare di farla guarire e di portarla in un luogo caldo, lontano dalla gelida White Pass, Paul cerca di incassare i soldi di una polizza sulla vita a nome del fratello scomparso. Per questo, spaccerà persino un cadavere congelato, trovato per caso in un cassonetto, come prova della morte del fratello. Ma, come in ogni thriller che si rispetti, il finale è però denso di imprevedibili colpi di scena. Sullo sfondo delle nevi dell'Alaska, a meno 50 gradi, «se cade del caffè dalla tazza, il liquido si congela prima ancora di toccare terra: questo accade quando fa molto freddo, mentre d'estate sbucano degli scarafaggi così grandi che sembrano usciti da Jurassic Park. A volte, abbiamo dovuto usare il Gps per ritrovare i camion», ha raccontato Williams, che in Alaska aveva già girato «Insonnia». Pur essendo «The Big White» un film indipendente a basso costo (14 milioni di dollari), Williams non si sente abbandonato dagli Studios di Hollywood. «Anzi, sono io che tengo le distanze da loro e vivo a San Francisco - ha ironizzato l'attore - Oggi ci sono più commedie malinconiche: sono quelle che esprimono al meglio lo spirito dell'America e, forse, mi chiamano per interpretare questo genere perché ho lo stato d'animo del tipico americano 54enne. Ma anche se questa commedia è nera, il mio personaggio in fondo è un buono e fa tutto per amore di sua moglie. Lo capisco, pure io ho fatto follie per mia moglie: l'ho sposata! Senza lei sarei perso: magari, avrei 100 biciclette, che sono la mia passione, e nessuna casa. Invece, devo a lei se sono qui e continuo a fare l'attore, non farei mai il regista, nè mi butterei in politica, pur essendo un fervente democratico. In Usa la gente ride di quello che dice Bush, per noi comici è facile prenderlo in giro: basta ripetere quello che dichiara. Ma intanto le persone lo rieleggono, forse per paura, pur sapendo che le cose non vanno bene dal punto di vista economico. O magari perché hanno messo qualcosa nell'acqua, forse è stato Berlusconi... Pur sapendo che è stata fatta una guerra senza alcuna prova che ci fossero armi di distruzione di massa, e molti dicono che sia stata fatta per il petrolio: perché, allora, oggi in Usa il costo del petrolio è salito a 5 dollari a gallone. E negli States, come in Europa, stanno scomparendo le mega automobili: la gente preferisce quelle piccole, che consumano poco. Mi piace andare a fare spettacoli per le truppe americane, nelle zone di guerra: sono stato in Afghanistan quattro volte e in Iraq due, perché i soldati sono un pubblico sensibile e poi non voglio che si sentano dimenticati». Williams ha infine elogiato Dario Fo, ricordando che è stato memorabile «vedere un comico prendere un Nobel. Quest'anno, probabilmente, lo daranno al cantante Bono». Williams ha proseguito poi con gli elogi verso un altro grande artista italiano, Roberto Benigni, sottolineando che gli piacerebbe molto lavorare con lui, perché «è un grande comico con una forte vena politica, capace di fare dell'ironia persino sul Papa, che è pure tedesco. Magari, un giorno, potrebbe esserci anche un Papa brasiliano, un Papa Samba o un Papa nero, con tanto di papamobile e altoparlanti a tutto volume per predicare come un rapper», ha concluso l'attore con un sorriso trasognato.

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