Decadenza delle università Usa dal fascino del mito all'ignoranza
Charlotte Simmons è invece un'intelligente matricola, originaria di un piccolo paese di montagna del North Carolina, che approda nel miraggio grazie ad una borsa di studio. Serve poco a Tom Wolfe per raccontare un incontro tra due mondi, anzi uno scontro, imbastendo un romanzo sociale spietato nei confronti della morale e della politica americana. Sotto la lente di ingrandimento di Wolfe finiscono i miti più resistenti degli ultimi 30 anni: tra questi, il fatto che quel centro di aggregazione sociale e politica che erano le università Usa hanno invece subito una tale trasformazione da essere diventate volano per la riproduzione del conformismo e della sopraffazione. Retta da un «politicamente corretto» asfissiante e snervante, la Dupont University è il simbolo di una generazione per la quale conta più l'apparenza e l'ignoranza. Dove a farla da padrone sono l'alcol, la musica rap, l'assoluta ritrosia verso il passato e, soprattutto, il sesso. Il libro «Io sono Carlotte Simmons» (Mondadori, pgg.777, euro 229) si apre con una fellatio tra il governatore dello stato e una studentessa universitaria che è un po' il motore della vicenda: in molti ci hanno visto l'affaire tra il presidente Clinton e Monica Lewinsky. «Io sono Charlotte Simmons» è un grande caleidoscopio della società americana: in piccolo contiene i personaggi più influenti che la compongono. C'è ad esempio Adam Gellin che dirige il giornale dell'Università e che sicuramente diventerà direttore di un prestigioso quotidiano e che ha già in nuce tutti i mali della stampa Usa di oggi. Ovvero - dice Wolfe- la mancanza di vere notizie. C'è Jojo Johanssen, unico giocatore bianco della squadra basket tutta al nero dell'Università. C'è Beverly compagna di stanza di Charlotte, prototipo della ragazza che usa socialmente le conquiste amorose. E tanti altri della Dupont University, tessuto di un'America che al dandy Wolfe proprio non va giù. R. T.