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Troppo complicata la vendetta di Audiard

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JACQUES Audiard, sceneggiatore e regista, di recente, aveva avuto un meritato successo con un film, «Sulle mie labbra», in cui riusciva a proporre delle psicologie molto studiate nell'ambito di quel «noir» che ha tanta tradizione nel cinema francese. Oggi si muove in quelle stesse cifre, ma in modo non del tutto convincente. Il suo nuovo personaggio, Tom. con le sue instabilità, le sue giravolte, le sue perenni sconfitte, vorrebbe dare il senso vero all'azione. Che prima lo vede impegnato nel settore dell'immobiliare, con metodi spesso disonesti; in linea con il disordine di un padre che, per conto suo, opera nello stesso campo. Poi, suggestionato dal ricordo di una madre che era stata un'apprezzata pianista, ce lo fa incontrare mentre, trascurando i suoi soci e il suo lavoro, si dà a studiare di nuovo il piano in vista di una audizione che dovrebbe aprirgli la strada per diventare concertista. Ancora troppo coinvolto, però, nell'immobiliare e negli intrighi in cui aveva navigato fino a quel momento, per riuscire bene in questa impresa. Messo presto di fronte, per concludere, all'omicidio del padre ad opera di un russo, suo rivale in affari. Cinque anni dopo, pur senza uccidere a sua volta, vendicherà duramente la morte di quel padre; dovrà farlo però durante un concerto in cui non sarà lui a esibirsi, ma la sua insegnante di piano... Troppi elementi in una stessa trama. Cui debbono aggiungersi vari episodi sentimentali e sessuali in cui Tom si muove con la stessa instabilità denunciata negli altri campi. Pur tra questi snodi, diventati spesso dei veri e propri grovigli, la regia di Audiard riesce comunque a muoversi in più momenti con accenti plausibili, specie in quel rapporto padre-figlio che, pur sempre irsuto e quasi iroso, ha una sua vitalità emotiva di un certo rilievo. Senza contare i modi cui l'intera vicenda si affida sul piano della rappresentazione. Con le tensioni quasi ossessive al momento di descriverci le gesta contro ogni regola del protagonista nell'immobiliare, mentre la sua psicologia — irosa, difficile, ostica — è espressa in tutti i contesti in cui si manifesta con una secchezza egualmente aggressiva. Convincendo, se non con tutta la vicenda, almeno con quel carattere. Vi dà contorni netti, con decisa violenza interiore, un attore come Romain Duris che sempre più si sta affermando nel cinema francese dopo le sue tante felici prove, dagli esordi fino ad oggi, con Cedric Klapische e con Tony Gatlif. G. L. R.

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