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Tutto quanto il sesso insegna alla donna

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Coraggio, libertinaggio, sfrontatezza. Poco sentimento, molta trasgressione

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Il titolo, «Farfalla» (Mursia, pgg.127, euro 12), suggerisce un felice doppiosenso tra il grazioso «lepidottero con quattro ali membranose e apparato bocchiale succhiatore» - come recita il dizionario della lingua italiana Sabatini Coletti - e una certa dotazione esclusiva delle donne, alla quale carinamente in tanti alludono con questo termine; una cosina che, malgrado i tanti gay-pride e gli "outing" di persone incapaci di assaporarne le magiche virtù, continua a riscuotere immenso successo tra uomini all'antica, e proprio per questo non condannati all'estinzione, benché non sempre dediti, con la loro partner, solo alla riproduzione. Il contenuto: all'immaginazione e al doppio senso nel gioco con la farfalla e tutto quel che la riguarda, non concede proprio niente. Dire che è un libro a luci rosse, è dir poco. La misteriosa autrice, Hanna S., una donna matura senza sentimentalismi, non si ferma all'allusione nel raccontare della sua pulsione al sesso, alla continua ricerca di nuove esperienze, raccontate senza pudore. Sono dieci racconti di brutale sesso, talvolta "politically correct": nel senso di essere gustato e praticato anche nel comfort di un villaggio vacanze in Egitto ma con un locale adone, o stallone, e con sue amiche e amici, e con coppie di omosessuali dell'uno e dell'altro genere, ma in luoghi consoni come Punta Ala o in barca. Per lei, il rapporto carnale, brutale anche, è il mezzo per la ricerca di una comunicazione più profonda: che raramente raggiunge, ma che almeno la appaga fisicamente, anche se qua e là, in più di uno dei racconti, eroticamente descrittivi fino al dettaglio, affiora un senso di amarezza e delusione. L'editore sottolinea che «Farfalla» è un libro di esperienza vissuta. Non è facile per una donna narrare storie come queste avendole vissute solo nell'immaginazione, e impossibile riuscire a farlo da parte di un "editor", a tavolino. Solo una donna bramosa di affermare se stessa nel rapporto con gli altri, può dire con tanta dovizia delle risorse e dei piaceri dall'inesauribile uso della sua dote più naturale ed efficace; e non solo di quella. Sono esperienze che solo una donna andata oltre ogni limite può narrare, ipnotizzata dall'eros e da se stessa, con una lingua efficace, con talvolta ironica capacità descrittiva di rapporti sessuali in cui è alto il coinvolgimento erotico, e tenuto al minimo quello sentimentale. C'è, in tutto, una sorta di sessismo alla rovescia: l'affermazione delle pulsioni della donna contro il dominio fallocratico, la glorificazione della femmina che fa a pezzi l'uomo e il machismo, la voluta rudezza linguistica da caserma al femminile. È la fine «dell'uomo cacciator che bionde o brune tutte quante fuma». Qui è la donna che, sfarfalleggiando, biondi o bruni tutti quanti fuma: anche col bocchino.

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