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Il dg della Rai Meocci pensa a ritmo di rock

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Ha convinto Baudo e ora vuole Bongiorno

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Chi si aspettava un dg ex democristiano che stesse al suo posto, nella stanza tutta legno, tappeti e monitor, al settimo piano, senza fiatare, lasciando far tutto a quel volpone del presidente diessino Petruccioli e al Cda bipartisan, si sbagliava. Il cinquantaduenne Meocci da Verona è rock e lo ha dimostrato subito. Fin dal suo primo incontro con i giornalisti, quando spiazzò tutti, compreso il direttore Del Noce, affermando che a Celentano si può solo «dare carta bianca» perché «non si può fermare la fantasia, la favola». E poi, in diretta, proprio per la prima puntata di Rockpolitik, solo nella tana «del lupo», a rispondere al Molleggiato che aveva attaccato Del Noce, sulla sua stessa rete. Una posizione «scomoda», diciamo. Ma Meocci c'era. E se l'è cavata. Come c'era di fronte alla Vigilanza in assetto di guerra. Pronta a saltargli addosso sulla famosa incompatibilità e su altro ancora, ma che il dg ha ammutolito denunciando il possibile «buco» in bilancio Rai per il 2006. Allarme sui conti, il suo, che guarda al futuro, come guarda al futuro anche il suo progetto sull'informazione che vorrebbe «meno paludata» e «rinnovata». Ed è pronto a molto per questo. Magari a rimettere tutto in gioco. Anche su Baudo è stato rock. Ci ha creduto e l'ha ripescato fino a farlo telepredicare a Domenica in. Ora vuole Mike. Altro che Meocci «berlusconiano appiattito che favorirà Mediaset». Le malelingue di certa opposizione si ingoieranno ciò che hanno scritto al suo arrivo. Un interventista-gentile Meocci, che nessuno ha mai sentito inveire contro qualcuno, ma che prende decisioni rapide quando ci crede fortemente. Come per la sede Rai di Verona, divenuta quasi realtà a un mese soltanto dall'incarico affidato al suo concittadino (nonché capo delle relazioni istituzionali Rai) Malesani. Meocci è rock. E la sua Rai lo sarà di più se continua a imperversare nei programmi, come ieri da Fiorello. In diretta radiofonica, a sorpresa. «Siamo lenti, troppo, bisogna accelerare», confessa via etere parafrasando il Molleggiato. E lui, le reti, le vuole così, rock. Ma a fin di bene. Infatti, detesta la Tv litigiosa e rissosa. Per indole. Infatti si mette a cantare. Lì, in diretta, con Fiorello. Altro che Celentano e Teocoli. Il dg che si lascia andare e canta alla radio con Fiorello, non è rock... Di più. «Intanto vengo lì a darti un bacetto - scherza all'inizio con Fiorello - se no solo Del Noce lo fa...» E dà il via al pepato botta. Poi fa di più. Lo corteggia ancora per spingerlo a tornare in Tv. La conversazione si sposta su Celentano. «La Rai va bene, c'è libertà. La Guzzanti, che arriva da Celentano, come la mettiamo?», provoca Fiorello. «Adriano - spiega Meocci - ha bisogno ogni tanto di colpi di teatro. La satira in Rai a volte è lenta, quella di Fiorello è sempre rock». Poi si passa a Bonolis: «Ora se uno ha un problema con l'azienda non lo risolve più in ufficio, ma dando un appuntamento al pubblico per fare, magari, più ascolti. Ma è giusto?». Domanda Fiorello e Meocci: «Anche i dibattiti politici passano dallo spettacolo, il che è una riduzione per la politica». Sui media: «Occorre modernizzazione. Se non si fa questo, si resta indietro», sostiene Meocci. Fiorello affonda il piede sull'acceleratore e lo sfida su Vita in diretta: «È possibile che su Raiuno tutti i pomeriggi si debba parlare di Al Bano e della Lecciso?». «Ho già parlato con i responsabili, ma vista l'influenza che hai tu su Del Noce, una parola in più...», a tono il dg rock. Ma il finale è tutto suo. Sulle note di «Una ragazza in due», cavallo di battaglia dei Giganti.

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