di SIMONA CAPORILLI QUALCOSA è cambiato dal periodo in cui Lorenzo Cherubini indossava la visiera del ...
È cambiata la profondità dei testi, il tono delle canzoni, la musica, passata attraverso la centrifuga dell'elettronica, del funky e ora di un torrenziale rock, dal vivo. E «Buon sangue...», (così recita il titolo dell'album e del tour) quindi, non mente, visto che ciclicamente - da «Serenata rap» a «Bella» Jovanotti ha tirato fuori successi che hanno fatto canticchiare e innamorare anche i più restii nei confronti della musica rappata dell'autore di «Tanto tanto», il 10 novembre al Palalottomatica, Roma. Un concerto senza la sezione dei cori e senza quella dei fiati, come mai questa scelta? «In realtà non è un concerto più semplice rispetto agli altri. È una scelta stilistica: c'è stato un arricchimento, ci saranno meno fronzoli possibili: io adoro i fiati ma, in questo caso, ho preferito dare più spazio al funky e all'hip hop. Stavolta c'era la volontà di arrivare direttamente al succo, come se fosse un pasto con meno condimento ma con più sostanza». Chi ha "Buon sangue", tra i protagonisti dell'attualità? «Ci sono momenti storici in cui scorre buon sangue... Certo fare liste non è una gran bella cosa, si fa sempre torto a qualcuno. Ne stavo parlando proprio dieci minuti fa, girando per casa... davo un'occhiata al giornale e commentavo con la mia ragazza di come, in questo periodo, sia difficile trovare punti di riferimento validi. È difficile dire chi rientri o meno nell'olimpo dei personaggi che potrebbero essere eletti a "buon esempio..." Ce ne sono, questo è sicuro... e penso a a Nelson Mandela» Nelson Mandela ha buon sangue? «Certo, ha fatto scelte coraggiose, un uomo che ha creduto, in qualche modo, a un possibile margine di miglioramento. Mandela è un leader che si prende le proprie responsabilità, che ha senso critico... Poco fa vedevo su Sky un documentario che raccontava la vita di Yitzhak Rabin. Attualmente c'è ancora gente di quel calibro che nasce, cammina e cresce». "Mi fido di te" è uno dei cavalli di battaglia del disco. Di chi si fida Lorenzo Cherubini? «Quando mi sono fidato sono sempre accadute delle cose... Insomma quando uno si fida non è detto che poi succeda un qualcosa di positivo. Comunque anche una fiducia mal posta dà luogo a un'esperienza che, seppur dolorosa arricchisce». Quindi la canzone è piuttosto una speranza che un'affermazione? «Quella è una strana canzone, un po' come l'"Ombelico del mondo"... nata quando avevo uno strano stato di animo. Sono canzoni compensative». Non è indirizzata a una persona in particolare? «No no, assolutamente. È solo uno stato d'animo, si scrive mi fido di te ma questo non significa non fidarsi di nessuno. Ora sono in tour e mi sento di scrivere pezzi perché sono in uno stato euforico. A volte però, lontano dalla folla, quando rimango da solo posso diventare nostalgico o malinconico e, al contrario, scrivere un inno alla felicità». In questo momento, se potesse tornare indietro, rifarebbe il Live 8? «Certo, perché no. Anzi, lo farei confidando in un risultato migliore di quello raggiunto». Ha mai pensato di lasciare tutto? «È capitato, almeno un paio di volte. Uno si gira indietro e pensa "Ma chi me lo fa fare..." ma poi si va avanti». Se non avesse fatto il cantante cosa sarebbe diventato Lorenzo Cherubini? «Sicuramente non avrei fatto un lavoro concreto, pratico, ma avrei scelto un lavoro creativo. Da piccolo volevo fare il pittore e, comunque, avrei continuato a lavorare nel mondo della comunicazione: ad esempio non sono portato per la matematica. Ho una bimba e, con lei, vedo i cartoni animanti. Ecco, forse avrei creato fumetti e cartoni animati spaziali, stile-giapponese». Jovanotti sogna un duetto con...? «Avrei voluto suonare con Miles Davis ma è un sogno impossibile quindi... ben venga con tutti gli altri». Una persona che ha lasciato il segno? «L'altra sera, al concerto di Parma. Il palazzetto era molto piccolo e potevo vedere bene le persone sedute in platea: c'erano venti ragazzi tutti down - probabilmente un istituto in zona aveva organizzato una trasferta per il mio concerto - e, in part