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«Le lunghe serie danneggiano gli attori Il cinema non offre parti interessanti»

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Anna Kanakis, ex Miss Italia ed attrice, è nel cast di un racconto televisivo a sfondo religioso destinato nel 2006 a Raiuno che, con la regia di Giulio Base, annovera, tra gli altri interpreti, Ornella Muti, Daniele Liotti, Enrico Loverso, Max Von Sidow, Murray Abraham. La vicenda si svolge subito dopo la morte di Cristo. L'imperatore Tiberio, (Murray Abraham), invia in Palestina il suo più valoroso tribuno (Liotti), con l'incarico di indagare sulla vera personalità di Gesù di Nazateth, attraverso le testimonianze di coloro che lo hanno conosciuto. La Kanakis, il cui ruolo sarà determinante per «L'inchiesta», oltre a spiegare i motivi che l'hanno spinta a calarsi nella parte della moglie di Pilato, parla di se, svelando aspetti inediti della sua personalità. Lei interpreta un personaggio totalmente diverso da quelli a cui recentemente ha dato il volto. Vuole uscir fuori dal clichè di dark lady a cui sembrava si fosse abituato il suo pubblico? «Esattamente. È difficile scrollarsi di dosso un personaggio a lungo interpretato, ma è necessario. La lunga serialità che ho frequentato per alcuni anni, rischia di incastrare un attore in ruoli nei quali viene univocamente identificato dalla gente. Invece ritengo che la credibilità recitativa di un interprete sia da ricercarsi nella camaleontica capacità di trasformarsi in personaggi dalle diverse sfaccettature umane e psicologiche. Questo è possibile soltanto grazie ad una fiction al massimo di due puntate». Vuol dire che dopo essere stata protagonista della lunga serie «Vento di ponente» di cui ha interpretato tre sequel si dedicherà solo a miniserie televisive? «La scelta della breve serialità è stata dettata anche da una esigenza personale: dopo il mio matrimonio, avvenuto un anno e mezzo fa, sento il bisogno di dedicare più spazio agli affetti ed alla famiglia in cui fermamente credo. Non mi va di abbandonare mio marito per i tanti mesi necessari alle riprese di una lunga serie. In funzione di tale scelta ho rifiutato molte proposte che mi tenevano troppo tempo lontana da casa». Quali caratteristiche ha la moglie di Pilato, personaggio del quale storicamente non si è mai saputo molto? «È innanzitutto una donna piegata dalla sofferenza di aver perso un figlio in tenera età. Lei cugina di Tiberio, romana di nobili origini ma pagana di religione, rimane totalmente affascinata dalla personalità di Gesù di Nazareth. E contribuirà in maniera commovente a fornire precise indicazioni sul personaggio». Quali motivi, a suo parere, rendono la fiction religiosa oggi così amata dalla vasta platea televisiva? «Credo che il genere abbia saputo intercettare il bisogno della gente di una rinnovata moralità in una società troppo protesa verso il benessere fisico ed economico, nella quale il tradimento dei valori principali sembra essere all'ordine del giorno. Basta sintonizzarsi su di un Tg di qualsiasi emittente per restare terrorizzati e sconvolti da quanto accade nel mondo». Anche la Tv ha dunque la sua parte di responsabilità nel decadimento dei valori? «È la spietatezza di alcuni programmi che mirano a collezionare ascolti a tutti i costi ad impressionarmi sfavorevolmente». E lei che rapporto ha con la religione? «Io sono credente. Ripassando la mia parte in inglese, mi emozionano le parole usate dalla moglie di Pilato per descrivere Cristo al tribuno di Tiberio: "Tu non sai che uomo era. Chi può dire in punto di morte ai suoi assassini, padre perdona loro perché non sanno quel che fanno?"» Ha previsto una sua eventuale maternità? «Non inseguirò mai la maternità a tutti i costi. I figli sono regali di Dio, non si possono programmare. Diciamo, però, che ci sono "lavori in corso"». Reciterà ancora per il cinema? «Se mi offrissero un ruolo di spessore tornerei alla mia grande passione professionale. Il cinema italiano ha bisogno di essere difeso con maggiore impegno, per superare la crisi e la sudditanza da

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