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La partita d'addio di Bonolis

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Domani pomeriggio giocherà la sua partita d'addio con la trasmissione che ha preso il posto di «diritto» di Novantesimo minuto. Dopo appenderà i suoi scarpini al chiodo e semmai dovesse parlare di calcio in tv lo farà seduto sulla poltrona dell'ospite. Daje e daje, come direbbe il diretto interessato, hanno vinto le polemiche e chi l'ha osteggiato fin dalla prima puntata (perfino Maurizio Costanzo ci ha messo qualche carico da 11). Tuttavia va detto che la sconfitta di Bonolis, seppure pesante e inaspettata, non intacca in nessuna maniera la sua bravura di fuoriclasse televisivo, uno dei pochi dell'ultima generazione. Anche Falcao si rifiutò di calciare il rigore col Liverpool, Bruno Conti lo sbagliò, Baggio e Baresi spedirono la palla in curva nella finale mondiale persa col Brasile negli Usa, e il pallone d'oro Shevchenko ha sulla coscienza l'errore decisivo nella maledetta notte di Istanbul che vide il Milan perdere la Champions League. Dove ha fallito Bonolis? Senza dubbio esagerando in frizzi e lazzi, nello spalmare i filmati delle partite nelle due ore della trasmissione (anche se dal punto di vista pubblicitario i contratti sono andati a mille), ma soprattutto nel trattare gli sportivi alla maniera del pubblico che assiste a uno spettacolo teatrale o a uno show televisivo. Negli ultimi anni il business e le tv hanno sì trasformato il calcio da sport a spettacolo, ma nonostante gli stadi siano diventati vuoti e gli ascolti delle dirette invece abbiano toccato le stelle, il tifoso non è affatto cambiato. È sempre lo stesso degli anni passati. Quando vince è euforico, ride, scherza e dispensa applausi. Ma quando perde è talmente arrabbiato da saltare sulla sedia, urlare e tramutarsi in una bestia. Avrebbe voglia di spaccare tutto. Figuriamoci se, soprattutto dopo una sconfitta, gli si chiede di divertirsi con le battute di Bonolis e della Gialappa's. Ed ecco che anche la trovata di sdrammatizzare la tensione che aleggia intorno al calcio, si trasforma in un boomerang per chi fa la battuta spiritosa, recepita dal tifoso-telespettatore-infuriato come un insulto. Un'altra pecca di Bonolis è stata quella di non scegliersi la squadra. Ma qui - secondo quanto dichiara il suo manager Lucio Presta - hanno deciso due fattori: il poco tempo a disposizione per allestire il programma e i problemi avuti col responsabile dello sport di Mediaset, Rognoni. Tra l'altro - secondo Presta - Bonolis aveva chiesto invano Marino Bartoletti, grande giornalista sportivo ma soprattutto uomo dotato di humour straordinario, la spalla ideale che avrebbe mandato sicuramente in gol il Paolo nazionale. Ora l'interista Bonolis è atteso, come Adriano, al riscatto.

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