Amare col padre morto in mano
In «Elizabeth Town» Crowe esplora i sentimenti con grazia e ironia
DREW è un disegnatore di scarpe, a Portland nell'Oregon. Un modello cui teneva molto, però, ha avuto come risultato di far fallire l'impresa in cui era impiegato. Naturalmente si ritrova senza lavoro ma, contemporaneamente, si ritrova senza più suo padre, morto nel Kentucky, proprio a Elizabeth Town, dopo essersi allontanato dalla famiglia. Adesso, dalla madre, ha una difficile incombenza, andare nel Kentucky, far cremare il padre e portarne le ceneri a casa. In aereo, durante il viaggio, si imbatte in Claire, un'assistente di volo che, vedendolo tanto depresso, ottimista ed esuberante com'è, si adopera subito per tirargli su il morale, ritrovandolo di lì a poco a Elizabeth Town e dandogli man forte non solo al momento della cremazione, del funerale e delle cerimonie un po' folcloristiche di commiato, ma anche dopo, a distanza, innamorata di lui e realizzando che anche lui si sta innamorando o si è già innamorato di lei. Un lieto fine. La storia, però, non è così semplice né così facile come sembra ad esporla in sintesi. Cameron Crowe, che l'ha scritta e diretta dopo i successi di «Jerry Maguire», «Quasi famosi», «Vanilla Sky», ha dato rilievo quasi soltanto di riflesso alla storia d'amore privilegiando invece l'analisi e poi la rappresentazione di quel figlio che era vissuto quasi sempre lontano dal padre e che adesso, dopo averlo perduto, impara a conoscerlo conoscendo e frequentando, lì nel Kentucky, molte persone che l'avevano frequentato, stimato e amato. Senza vere malinconie, però, anzi con un piglio di commedia spesso addirittura frizzante che riesce abilmente a intrecciare le sue note più ironiche (in qualche passaggio perfino caricaturali) con quelle cui danno un timbro sia i ricordi mesti sia gli accenti lievi, ma non per questo meno caldi, dell'innamoramento fra i due protagonisti. Con ritmi, di conseguenza, ora molto raccolti (e pensosi), ora al contrario spigliati e vivacissimi che, mentre Drew continua ad aggirarsi tra le pieghe dell'azione reggendo sempre curiosamente tra le braccia l'urna con le ceneri del padre, si fanno sostenere da musiche rock ora solo piacevoli ora ghiottamente maliziose cui allusivamente si accompagna, al momento del funerale, la celebre canzone di Elton John «My Father's Gun». Nei panni di Drew c'è l'inglese Orlando Bloom finalmente in abiti moderni dopo i costumi di tre puntate del «Signore degli Anelli», di «Troy» e delle «Crociate». Vi si muove benissimo e recita perfino con sfumature maggiori. Gli dà la replica, come Claire, Kirsten Dunst, già vista con Bloom nella «Maledizione della prima luna». La madre vedova è Susan Sarandon, con la consueta autorità.