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Quel batterista dai Ribelli alle sessions delle rockstar

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Era il 1959. L'anno in cui tutti i juke-box si surriscaldavano con «Il tuo bacio è come un rock». Adriano arrivò per la serata da solo, armato di semplice chitarra, come faceva all'epoca. «Non si poteva permettere nemmeno un gruppo - ricorda Gianni Dall'Aglio - io suonavo con gli Original Quartet ed ero doppiamente emozionato: uscivo da Mantova per la prima volta ed inoltre avevo la possibilità di suonare con il mio cantante preferito». Non doveva essere dello stesso entusiasmo il cantante, non ancora Supermolleggiato - l'appellativo apparteneva di diritto a Jack La Cayenne, ballerino e fantasista, che in quel periodo si esibiva come Torquato il Molleggiato - che solo alla vista di quella frangetta che spuntava dai tamburi esclamò: «Ma perché il batterista ha mandato suo figlio?». Gianni Dall'Aglio dimostrò di conoscere a memoria il repertorio di Elvis e di Little Richard e da allora è al suo fianco. Sono passati 46 anni, di tutti i vecchi collaboratori si è persa traccia, i Ribelli si sono sciolti, il Clan, almeno quello inteso all'inizio, non esiste più, eppure Adriano ogni volta che decide di apparire in tv, fare dischi o semplicemente andare da qualche parte, vuole accanto l'inseparabile "Cocaina", il soprannome che lui stesso coniò perché i Dall'Aglio avevano una avviata drogheria a Mantova. Proprio alla spinta propulsiva del suo fedele batterista si deve il rinnovamento degli accompagnatori del cantante milanese, che fino a quel momento aveva avuto accanto Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Luigi Tenco e i fratelli Ratti, tutti di spiccate simpatie jazzistiche. Con Gianni Dall'Aglio nascono di fatto i Ribelli, formazione che attraverserà tutta la grande stagione del Clan, ottenendo anche qualche buon successo discografico, a partire da «Chi sarà la ragazza del Clan?» (versione italiana di «Keep on dancing» dei Tremeloes), il brano che esaltò nel 1964 la trovata della "ragazza del Clan", alias Milena Cantù. Nel 1966 arrivò anche il Festival di Sanremo, nell'anno dello sdoganamento dei gruppi: i Ribelli, in gara con «A la buena de Dios» (canzone firmata da due veterani del Festival, Pallesi e Magoni, una coppia tutt'altro che beat) furono l'unica formazione ad entrare in finale. L'anno dopo si consuma il distacco dal Clan Celentano. Dall'Aglio scrive «Pugni chiusi», un notevole brano, ed inoltre vuole a tutti i costi nella formazione Demetrio Stratos, prodigioso cantante greco. Il capo non è d'accordo e i Ribelli fanno fagotto, ottenendo un buon successo ancora per anni. Seguiranno vari cambiamenti d'organico, qualche addio doloroso, una ricostituzione nel 1977 e poi la prosecuzione della carriera solista. Da allora Gianni Dall'Aglio è uno dei batteristi più richiesti per sessions e sedute di registrazione. Il suo drumming scuro e preciso costituisce da anni sicura pedana di lancio per solisti e cantanti. Ma ciò che colpisce maggiormente è la fedeltà ritmica con Celentano, un rapporto che non perde colpi e che addirittura si esalta ad ogni nuova esperienza. Difficile stabilire quanto sarà lento Adriano nelle prossime puntate, ma Gianni, lui si, sarà certamente rock.

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