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di TIMISOARA PINTO CHE il Papa fosse «rock», Patti Smith lo aveva stabilito molto ...

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Nel 1978, la Smith si era impossessata di una frase di Papa Luciani (il suo preferito): «La musica è riconciliazione con Dio», mentre una foto del Pontefice appariva, accanto ai «credits», all'interno dell'album «Wave». Ascoltando i sermoni della sacerdotessa del punk (ieri all'Auditorium per rendere omaggio alla memoria di Pier Paolo Pasolini) è facile intuire quali altri punti di contatto stabilirà questa sera con Celentano. Ospite della terza puntata di «Rockpolitik», la Smith canterà «Because the night», «una scelta obbligata - ha detto - perché è tanto amata qui da voi», e forse «People have the power», ma Celentano ed io non abbiamo un piano, com'è d'altronde nella nostra natura. Non abbiamo fatto prove, ci incontreremo, seguiremo le nostre emozioni e vedremo che atmosfera ci sarà». I temi in comune sono molti. Dalla religione ai ragazzi «bisognosi di nutrimento spirituale, ma continuamente sfruttati dai media e dal consumismo». Merito di Pasolini, a cui la Smith dedicò all'epoca della sua tragica scomparsa la poesia «Italy the round»: «Sono una grande ammiratrice della sua opera, per la sua capacità di fondere espressione culturale e consapevolezza politica. Ma la cosa più importante è che Pasolini mi ha insegnato a vedere Gesù Cristo sotto un'altra prospettiva. Fino ad allora avevo un rapporto con la religione come può averlo una ragazzina posta di fronte alla dottrina. Attraverso le sue parole e, in particolare, grazie al film "Il Vangelo secondo Matteo", ho capito l'insegnamento di Cristo e ho riconosciuto in lui un maestro portatore di un messaggio rivoluzionario». In occasione dei 30 anni di «Horses», suo primo album oggi ristampato in versione doppia e rimasterizzata, si parlerà di musica e politica: «Horses - ha dichiarato la Smith - è l'estensione dell'ideologia che allora sostenevo. Non era nei miei piani quello di fare un disco anche perché non ero una cantante e non sono una musicista. Ma ho sentito il bisogno di restituire il rock alla sua matrice rivoluzionaria, una voce culturale fatta di poesia, linguaggio alternativo, energia sessuale, vicina alla gente e lontana dal business e dall'apparenza». Nel '75 il ritiro dal Vietnam, oggi l'Iraq: «Ttragica ironia: dopo 30 anni commettiamo gli stessi immorali e illegali errori». Ed ancora un filo di nostalgia: «30 anni fa eravamo meno materialisti, non avevamo i computer, i telefoni, la tv e ritenevamo non fosse necessario averli. La nostra vita era più orientata a fare arte e a procurarci da mangiare. Se devo esprimere una nostalgia per qualcosa che mi manca direi che vorrei più persone vive e più tecnologia morta».

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