Santana parla con gli angeli e suona con le rockstar
Più semplicemente dal 1994 è l'interlocutore privilegiato di Carlos Santana, al quale compare in sogno o durante gli esercizi di meditazione. Perché è un angelo, e la Cabala lo identifica come il costruttore del mondo fisico. Metatron predisse al formidabile virtuoso della sei corde che «la mia musica sarebbe tornata sulle frequenze radio per connettere le molecole con la luce». Un visionario, Santana? Recentemente un suo ex dipendente lo ha denunciato dopo il licenziamento: l'uomo si era visto sottoporre dal guru personale di Carlos a un «esame di spiritualità». Ed essendo stato bocciato per «materialismo eccessivo», non l'ha proprio mandata giù. Ma forse sono proprio queste inclinazioni da vecchio pazzo hippy (agli inizi degli anni Settanta prese una sbandata per le teorie del "maestro" indiano Sry Chinmoy) ad aver da qualche tempo recuperato il chitarrista messicano a una forma smagliante. Merito probabilmente non di Metatron, bensì del suo produttore storico Clive Davis, che dopo i successi degli esordi, ai tempi di Woodstock, lo ha rimesso sotto contratto nel 1998, aiutandolo a realizzare tre dei suoi migliori album: "Supernatural" (che alla vigilia del nuovo secolo vendette 23 milioni di copie), "Shaman" (nel 2002) e ora - dopo un ritardo di qualche mese dalla data annunciata - "All that I Am", che chiude questa ideale trilogia. Dove a farla da padrona è la formula del "duetto": quasi in ogni pezzo, accanto a Carlos compare un prestatore d'opera occasionale: cantanti, perlopiù, o altri chitarristi. Piuttosto clamorosamente, durante la lavorazione sono stati in tre a rifiutare il suo invito: Sting, Sheryl Crow e Shakira. Ma anche così la parata di vip è impressionante: a partire dal primo singolo, quell'irresistibile "Just feel better" dove la voce è quella di Steven Tyler, l'immarcescibile leader degli Aerosmith (e papà amorevole dell'attrice Liv). Ma fa scintille anche il duello di chitarre con Kirk Hammett dei Metallica e Robert Randolph nello strumentale "Trinity", o il funky innescato dall'intervento delle stelle del tex-mex Los Lonely Boys in "I don't wanna lose your love". Ci sono poi gli episodi in cui Carlos veste i panni del pronubo per i flirt soul-rock: quello tra Mary J. Blige e Big Boi (degli OutKast) in "My man"; e quello tra Joss Stone (la "nuova Janis Joplin", secondo gli agiografi) - e il campione del reggae-pop Sean Paul per "Cry baby cry". Divertono anche, in varia misura, "Brown girl skin" con ospite la star di "American idol" Bo Bice, e "I am somebody" con will.i.am, in prestito dai Black Eyed Peas. E intriga il ritorno al fianco di Santana della giovanissima Michelle Branch, nello scoppiettante "I'm feeling you". Tutta roba pregiata, nel campo del pop autoriale. E confezionata con astuzia. Ma i veri pezzi forti della collezione sono quelli d'apertura, quando Santana decide di lasciarsi andare con il solo ausilio della propria band: così, "Hermes" e "El fuego" suonano come il latin-rock torrenziale, luciferino, sensuale, di trent'anni fa. Quando il Nostro andava alla ricerca delle fonti del ritmo, e non di piume angelicali. Di "All that I am" Carlos dice che «è tempo che la gente si renda conto che siamo tutti un miscuglio dentro. Ecco perché c'è sempre tanta varietà nei miei dischi». L'ideologo del rock meticcio (che si è prenotato la voce di Biagio Antonacci per il prossimo cd) sarà ospite da Celentano il 10 novembre. Insieme a Metatron, ovviamente.