Napoleone il «pifferaro»
L'«Enciclopedia degli aneddoti» riveduta, corretta e ampliata
Tutte le signore presenti volevano avere la ricetta infallibile; ma la signora si fece molto pregare. Alla fine disse: "Il rimedio più sicuro per far cessare la tentazione è di soccombervi"». Questa sentenza libertina di Maria de Vichy-Charmond, "alias" Madame Du Deffand, è nota. Ma l'«Enciclopedia degli aneddoti» di Fernando Palazzi, or ora uscita in ottava edizione riveduta e ampliata (Ed. Zanichelli, tre volumi, pagine 1005, 1192, 1102, 98 euro), altre ne contiene, sicuramente meno note,ma forse più "scandalose". Come questa: «Una donna potrebbe amare benissimo suo marito, se non lo considerasse come un rivale del suo amante». O quest'altra: «Dio mio! Appena amo qualcuno, sono certa di vedere un altro uomo che mi piace di più». Davvero non c'è che l'imbarazzo della scelta. E Madame Du Deffand non è che uno tra i tanti personaggi della storia e della cultura convenuti nel vasto salotto enciclopedico. Una collezione di presenze illustri, "tranche de vie" e detti memorabili, che si può esaminare seguendo l'ordine alfabetico, dalla A alla Z, da Aaron-El-Rascid, califfo dell'VIII secolo allo scrittore Luciano Zuccoli, vissuto tra l'Otto e il Novecento. Se si preferisce, invece, seguire l'indice analitico, ad inaugurarlo c'è un "Abate" e a chiuderlo una "Zuppa di piselli". Al lettore curioso diciamo subito che l'abate (ma poi sarà cardinale e uomo di Stato) è il francese Guglielmo Dubois, vissuto dal 1656 al 1723. Ed ecco l'aneddoto che lo riguarda: «Quando fu concluso il trattato d'alleanza con l'Olanda e con l'Inghilterra, il Reggente ne fu particolarmente grato a Dubois. Appena ricevuta la buona notizia, volle parteciparla al piccolo Re, Luigi XV, che aveva allora appena quindici anni. Questi esclamò molto ingenuamente: "Non sapevo che gli abati potessero diventare così utili!». La zuppa di piselli è, invece, quella ordinata in un ristorante dal letterato Nestore Roqueplan (1804-1870). Il cameriere gli porta un'immensa scodella di brodo, in mezzo alla quale nuota un unico pisello. Roqueplan osserva la scodella, si alza, si leva la giacca. «Ma signore - fa il cameriere- qui non si può mangiare in maniche di camicia». E Roqueplan, serio serio: «Io mi spoglio per gettarmi a nuoto nella zuppa, a ripescarvi il mio pisello!». 15.600 aneddoti - tanti ne contiene la nostra enciclopedia - sono davvero un bel campionario di umanità. E si tratta,è ovvio, di quella umanità significativa di cui si conserva memoria. Condottieri e statisti, pittori e poeti, musicisti e scienziati,filosofi e santi, capi politici e papi. E imperatori, regine, cortigiane, avventurieri, maghi... Tutte stelle di varia grandezza. Brillano di fama, ma hanno anche zone oscure. Ora, se ci sono gli occhi degli astronomi, ci sono anche quelli dei camerieri. E gli aneddoti possono essere una forma di "gossip". Certo, se ci si chiama Socrate o Alessandro Magno, Dante o Leonardo, Mozart o Napoleone, Michelangelo o Leopardi, il pettegolezzo si fa difficile. Nessuno se la sente di cercare nei superuomini le impronte degli uomini "piccoli piccoli". E tuttavia gli aneddoti hanno a che fare con la vita, col privato degli amori e degli umori(spesso dei malumori), con i caratteri e i caratteracci. «Homo sum: humani nihil a me alienum puto», diceva Terenzio, se non rivendicando, per lo meno accettando umane miserie e debolezze. Senza dimenticare che bisogna fare i conti con quella che Totò chiamava "'a livella", e cioè quella Morte che non guarda in faccia nessuno: superuomini, uomini, ominicchi, quaquaraquà... Totò, amaro e sapiente come tutti i grandi umoristi, traeva le sue immagini dal grande serbatoio della sapienza popolare: la stessa che, il 5 maggio del 1821, rende omaggio a Napoleone attraverso un'insolita "pasquinata": «Fu genio onnipotente,/fece tremare il mondo:/ ora è sparito in fondo/ nell'abisso del niente!/ Ed è morto di male./ È morto tal e quale/ come muore un ciociaro,/un papa o un pifferar