Umbria Jazz
Di grande interesse sarà l'arrivo ad Orvieto dell'immaginaria carovana con i nipoti e pronipoti di Django Reinhardt, zingari manouches e rom che dal lontano 1953, quando scomparve quel chitarrista, l'unica grande personalità che ha avuto il jazz europeo, hanno continuato sulla strada aperta nel 1953 da Django e Stephane Grappelli, creando un vero e proprio stile manouche. Un modo di suonare inventato dal leader del Quintette di Hot Club de France che ha trovato, in epoca recente, nei chitarristi Bireli Lagrene, Christian Escoudé, ma anche in Angelo Debarre, Stochelo Rosenberg, Didier Lockwood e nel fisarmonicista Marcel Azzola, i maggiori rappresentanti del jazz gitano di oggi. È la prima volta che in un festival del jazz italiano di grande importanza, è possibile ascoltare questi musicisti. Ma non saranno solo gli zingari ad animare i cinque giorni del festival. Ascolteremo Francesco Cafiso, in un omaggio a Parker.Sarà poi il quintetto del chitarrista John Scofield a ricordare la musica di Ray Charles. Per solidarietà verso New Orleans, Umbria Jazz metterà in vendita duemila felpe con la scritta Umbria Jazz Loves New Orleans.