Il giustiziere tra duelli e divorzio
CONTINUA al cinema la leggenda di Zorro. Inaugurata in letteratura da un romanzo del 1919, «La maledizione di Capistrano» di Johnston McCulley. Avevamo lasciato Antonio Banderas, nella «Maschera di Zorro», ereditare il personaggio mascherato dal suo primo titolare di cui aveva sposato anche la figlia, Catherine Zeta-Jones. Adesso lo ritroviamo dieci anni dopo, sempre sposato e con un figlio, ma con il matrimonio che scricchiola perché lui, con quel suo mestiere di aggiustatorti, non può fare a meno di trascurare la famiglia. Anche qui, comunque, gli stessi avversari, dei secessionisti che, per loschi fini, non vorrebbero che la California entrasse a far parte degli Stati Uniti (siamo nel 1850). Ad essi si aggiunge un francese che, con il pretesto di un'azienda vinicola e spalleggiato da una buia confraternita di stampo medievale, mira a dominare quello Stato, mirando, nel frattempo, anche alla moglie di Zorro in procinto di divorziare dal marito troppo preso dai suoi impegni eroici. Naturalmente alla fine tutto s'aggiusta, i secessionisti saranno sgominati, la California entrerà nell'Unione e la moglie di Zorro rientrerà sotto il tetto coniugale. Con quel figlioletto al fianco che promette di diventare come il padre. Da qui la certezza che la «leggenda» avrà altri seguiti. L'intreccio, piuttosto aggrovigliato, conta poco, anche se i personaggi principali hanno fisionomie disegnate con attenzione. Contano, invece, i modi con cui il regista Campbell, già accolto con consensi vari per «La maschera di Zorro», ha portato avanti tutta la storia puntando soprattutto sul movimento, i ritmi aggressivi, le azioni martellate con tutti gli affanni e il fuoco necessari. Non solo le cavalcate, sempre furibondamente al galoppo, ma gli inseguimenti sui tetti dei treni, secondo uno stereotipo rinverdito però da fortissime tensioni e, quasi ad ogni svolta, dei duelli sia con le spade sia con i pugni che riescono a far tenere il fiato in platea specie quando Zorro rischia di non riuscire a vincere come invece tutti vorrebbero. Banderas, in mezzo, si muove con la consueta gestualità molto agile anche se il personaggio, nonostante le sue crisi domestiche, non gli consente molte sfumature. Al suo fianco la moglie Zeta-Jones si impegna sia ad esser bella sia ad essere decisa; con buoni risultati. Il francese cattivo è Rufus Sewell, spalleggiato da un bruto persino più cattivo di lui, Nick Chinlund: metà fanatico, metà assassino.