Il Campidoglio non molla:
«Credo che, dopo la lettura di questo vero e proprio giallo, sia chiaro a chiunque che l'indagine va riaperta assolutamente», ha detto il direttore di «Micromega», Paolo Flores d'Arcais. Il saggio viene dopo la costituzione del Comune di Roma come parte offesa nel processo per l'omicidio chiedendo la riapertura delle indagini. Il Campidoglio ha conferito all'avvocato Guido Calvi l'incarico di rappresentarlo. «Noi abbiamo la ragionevole certezza - ha detto l'assessore alla Cultura del Comune di Roma, Gianni Borgna - di almeno di due cose: la prima è che Pasolini non è stato ucciso da Pelosi e che la ricostruzione del tempo è fasulla. Pasolini aveva una infinità di sangue sul corpo, Pelosi quando è stato arrestato pare avesse una sola macchiolina di sangue sul corpo. La nostra seconda certezza è che è stato ucciso in un agguato preordinato. Pasolini quella sera incontrò qualcuno per cercare di recuperare le bobine di "Salò" che gli erano state rubate. Pelosi era solo uno specchietto». «È importante - ha detto invece Carlo Lucarelli - chiedersi il perchè della morte di Pasolini. Con questa inchiesta abbiamo voluto mettere in fila i fatti. Sarebbe giusto riprenderli tutti e riguardarli».