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«Vi spiego perché Silone non fu spia di Mussolini»

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Un libro di Tamburrano smonta le accuse contro lo scrittore abruzzese

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Ma l'accusa, anche se «alla memoria», è grave: l'ex dirigente del partito comunista, l'autore di «Fontamara», l'antifascista e poi antistalinista (nonché socialista) Ignazio Silone, al secolo Secondino Tranquilli, era una spia. Un delatore al servizio della polizia politica di Mussolini. Un traditore dei «compagni» in lotta contro la dittatura come dei suoi stessi ideali libertari e anti-totalitari. La notizia non è «fresca». È alla fine degli Anni Novanta che, sulla scia di una prepotente e spesso strumentale ondata di revisionismo storico, due studiosi hanno presentato all'Italia e agli italiani increduli il loro «scoop». La novità è che l'imputato Silone ha un «avvocato difensore», anche lui uno storico, anche lui socialista, che è andato a spulciare tra le carte citate dall'«accusa» e, come fa ogni buon penalista, ha utilizzato anche l'arma della logica, che in un processo costituisce comunque fonte di prova. Risultato: il castello accusatorio è costruito su basi melmose e fragili, quando non del tutto false; l'imputato è innocente, e va assolto con formula piena. Tutto ha inizio nell'aprile del '28, quando una bomba fa strage alla fiera campionaria di Milano. Per l'attentato, tra gli altri, finisce in cella Romolo Tranquilli, fratello di Silone. Scagionato da questa accusa, Romolo viene condannato a 12 anni perché comunista confesso (morirà in cella appena ventottenne a causa dei maltrattamenti subiti). Come si legge in un rapporto dell'Ovra inviato a Mussolini il 12 ottobre 1937, per aiutare il fratello lo scrittore, che è un dirigente di alto livello del Partito comunista, si offre di «collaborare» ma «con la riserva mentale di non dare alla polizia alcuna informazione importante e rifiutando ogni compenso», spiega Giuseppe Tamburrano, autore insieme con Gianna Granati e Alfonso Isinelli della controinchiesta «Processo a Silone, la disavventura di un povero cristiano». E da qui che nasce la «leggenda» del Silone «infame», del dirigente comunista al soldo della polizia segreta del Duce. A fare lo «scoop» fu, nel 1996, lo storico Dario Biocca che illustrò la sua tesi in un convegno e, attribuendo alla «collaborazione» di Silone un contenuto delatorio, si guadagnò titoli a caratteri cubitali sui giornali (anche su quelli di sinistra). La stampa si tuffò a corpo morto sulla «notizia», abdicando al deontologico dovere di verifica per la commerciale ragion di tiratura. Se i giornalisti avessero fatto quello che dovevano e dovrebbero fare sempre, cioè controllare le fonti, avrebbero scoperto - sottolinea Tamburrano - che l'accusa si fondava su «documenti assolutamente inattendibili e su ipotesi inconsistenti». Tamburrano, Granati e Isinelli l'hanno fatto. Hanno portato a termine un'accurata ricerca sui documenti originali, spulciato verbali, esaminato con meticolosità certosina decine di informative della polizia fascista. E hanno accertato che nel libro scritto da Biocca con Mauro Canali nel 2000 si attribuiscono a Silone informazioni dirette alla questura di Roma che sono «risibili per il contenuto; certamente di mani diverse; anonime e, quindi, di autore ignoto». Qualche esempio? Biocca e Canali hanno sostenuto che si può risalire a Silone perché quelle informazioni lo «seguono» nei suoi spostamenti. I tre storici hanno verificato all'Archivio Generale dello Stato che «quella corrispondenza non esiste». Successivamente, Canali ha estratto dalla manica la «prova regina»: relazioni scritte di suo pugno da Silone. Ma - precisa Tamburrano - «un'accurata perizia grafologica, che nessuno ha contestato sul piano tecnico-scientifico, ha concluso in modo tassativo che quei documenti non possono essere attribuiti a Silone». Nel suo ultimo libro (uscito nel 2005) Biocca non ripropone il criterio «tempo-luoghi» e si affida a pure e semplici ipotesi: «Scrive, infatti, che è "possibile" che il giovane Silone sia stato arrestatato nel 1919 ed è "possibile" che abbia accettato di diventare delatore. Invece non è possib

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