La lingua italiana si arricchisce Soprattutto in cucina
DIZIONARIO SABATINI-COLETTI
Infatti, sono circa 20mila le parole in più che hanno cambiato e arricchito la lingua italiana, anche grazie alla potente spinta diffusiva che le ha dato il contesto gastronomico. Lo ha sottolineato con la consueta e «saporita» vérve comunicativa Philippe Daverio alla presentazione della Mediateca di Milano della edizione 2006 del Dizionario della Lingua Italiana Sabatini-Coletti, (su richiesta, accompagnata anche dalla versione in cd-rom), targato Rizzoli-Larousse. Ad esempio, la lettera B, che nel dizionario degli anni '50 occupava mediamente un cinquantina di pagine su due colonne, nel nuovo Sabatini-Coletti (dagli ordinari di Storia della lingua italiana alle Università di Roma-Francesco Sabatini- e Genova -Vittorio Coletti) occupa 114 pagine su tre colonne. Naturalmente, la crescita del nostro lessico è il riflesso dei mutamenti della società ed è conseguenza «di nuovi concetti, oggetti, comportamenti, nozioni, accolti spesso con la parola straniera con cui si sono imposti nel mondo». Ma non solo. Moltissime sono, altresì, le parole nuove che provengono dalla consolidata circolazione di materie di settore, quali l'economia, l'informatica, la medicina, la politica e la gastronomia che in questa trasformazione è certamente in testa alla classifica. «Se è vero che si parla come si mangia (e chi mai vorrebbe mangiare male?) gli italiani dei nostri giorni dispongono di un gran numero di parole per parlare di ciò che mangiano, di dove e come lo mangiano, di come lo cucinano», ha commentato Daverio, ottenendo l'approvazione del professor Alberto Capatti, Rettore dell'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e Colorno. Ad esempio, solo negli ultimi 50 anni sono diventate veramente italiane, parole della gastronomia, come crespelle, zuccotto, briseè. E un forte contributo è venuto dai dialetti, che hanno fornito termini sempre più numerosi all'italiano, quali stracchino, caciocavallo, ravioli, risotto, pastiera e la globalissima pizza che per il Panini, nel 1905 era un termine dialettale, mentre oggi ha invaso il pianeta. Una rilevante penetrazione del nuovo italiano che viene dall'arte del cucinare e del mangiare si trova anche all'estero, specialmente in Francia, dove sono di uso corrente termini come cappuccino, panino, carpaccio, tiramisù, eccetera. E, se sfogliamo le 3mila 104 pagine del dizionario Sabatini-Coletti, ne avremo la conferma. «Nel corso degli anni '50 e nei seguenti decenni - ha osservato il professor Capatti -, appare evidente la continuità del fenomeno di assorbimento nell'italiano dei termini locali della cucina, quali amatriciana, paciugo, strozzapreti, finocchiona. Così, come ci sono diventati familiari parole estere, come «vol-au-vent» o «foie gras» che non si è mai arreso al "fegato grasso" che sosteneva Panini». E, d'altra parte, non sono poche fra le 18mila 651 parole nuove citate nel Sabatini-Coletti (167 quelle introdotte dall'ultima edizione) i termini di origini straniere entrati in uso comune. Fra i mille 600 anglismi, questi alcuni termini più recenti: antiglobal, adsl, baldanza, blog, chattare, correntone, barbecue, austerity. «E le parole perse? - ha concluso Daverio -. Ci sono: ad esempio, "rapallizzazione" che significava la cementificazione selvaggia di un bel posto; o lo stravolgimento del milanese "oppure" che significava invece di, a preferenza di, e non alla pari di, come si usa oggi».