Dalla speleologia al terrore con sei donne bloccate sottoterra
Naturalmente il cinema lo sa e accade spesso così che affronti questi temi, con tutte le possibili varianti. Due, nel caso di questo film. La prima che, finiti nel buio di certe grotte, ci sono sì degli speleologi, ma tutti di sesso femminile. La seconda, a complicare la situazione già di per sé soffocante, che le sei donne coinvolte nella vicenda per desiderio di avventure e non per amore della speleologia, si imbattono, tra le viscere della terra in orridi umanoidi ansiosi di ucciderle e dopo, magari, di mangiarle... Siamo quindi sul versante dell'horror, con ammiccamenti vistosi alla fantascienza. Si comincia, come al solito, nel modo più tranquillo (dopo, però, un incidente d'auto che lascerà vedova una delle future speleologhe). Un viaggo allegro, un appuntamento in una zona di montagna che, pur citando gli Appalachi, è ripresa in Scozia, i preparativi quasi festosi per quella spedizione sottoterra che le sei donne affrontano con una certa spensieratezza (anche se la giovane vedova stenta a riprendersi dal lutto): poi "the descent", "la discesa" del titolo, e qui cominciano i guai perché qualche masso frana, vie d'uscita non se ne trovano e di lì a poco, mentre i rapporti fra le sei sempre più s'incrinano, si fanno avanti quei ferocissimi umanoidi facili in apparenza da contrastare perché non hanno occhi, in realtà egualmente pericolosi perché hanno un udito sperimentatissimo, cui nulla sfugge. Delle sei donne, alla fine, ne sopravviverà una sola e della morte di qualcuna delle altre cinque non è certo che responsabili siano solo i mostriciattoli. Il tutto diretto da Neil Marshall con il gusto, appunto, da far paura con i tanti incidenti che si verificano o sotto la terra o sotto i mari. Qui, tra caverne e cunicoli tutti ricostruiti in studio, ha fatto sempre in modo che prima l'ansia e poi il terrore dilagassero, cercando anche, tra un urlo di spavento e un altro, di mettere un po' in evidenza certi caratteri e certi rapporti, spesso difficili, fra le sei donne. Con risultati non solo epidermici. In cifre visive in cui, a dominare, è quasi sempre il buio totale. Per angustiare chi, nel pubblico, è disposto ad aderire.