di MAURIZIO TERNAVASIO QUATTORDICI minuti al giorno, dal lunedì al venerdì, a partire dalle 12.
E il gradimento del pubblico sta ampiamente ripagando lo sforzo produttivo. «Anche se non abbiamo ancora dati certi, gli ascolti ci stanno dando ragione nonostante un orario non proprio favorevole», spiega Anna Rosa Mavaracchio, responsabile degli sceneggiati di Radiodue. «Lo dimostra l'enorme numero di lettere e le tantissime mail che arrivano in redazione: molti vogliono sapere quando andremo in replica, altri invece ci chiedono di comprare il prodotto finito». Giunta alla terza delle sette settimane previste, la saga ambientata in un'imprecisata abbazia benedettina dell'Italia del nord nel novembre del 1327 dimostra tutto il suo fascino anche per radio. Eppure, almeno sulla carta, i rischi erano dietro l'angolo, nonostante la presenza di una trentina di attori di gran nome quali Lino Capolicchio, Andrea Giordana e Pino Micol. Non era facile, avendo a disposizione delle puntate di così breve durata, riuscire a rendere il romanzo nella sua interezza, ricco com'è di allusioni cifrate e di citazioni nascoste. Il clima medievale che pervade lo sceneggiato è reso in maniera ottimale dalla regia di Giuseppe Venetucci, dalle musiche di Nicola Campogrande, che ha rivisitato i canti gregoriani, e dall'adattamento e dalla sceneggiatura del giallista Piero Soria. «Ho lavorato a lungo per la radio, divertendomi sempre molto - spiega Soria - È quasi una sfida: quando si è alle prese con drammoni infiniti, bisogna avere la capacità di tenere incollati gli ascoltatori per un quarto d'ora, obbligandoli a sintonizzarsi anche nei giorni successivi. Nel momento in cui mi hanno proposto la riduzione de "Il nome della rosa" ho capito che la sfida vera e propria era ancora tutta da giocare. Anche perché Eco avrebbe ceduto i diritti solo dopo aver approvato la sceneggiatura. Però è andata bene: il Maestro ha accordato il suo sì con un'unica richiesta, quella di rendere meno esplicita la scena di amore tra il giovane novizio Adso e la villana». Ne è venuto fuori un botta e risposta denso di ritmo, che dà perfettamente l'idea dei continui colpi di scena, degli stati d'animo e delle descrizioni, delle smorfie e degli struggimenti.