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La Rosa: «Nei panni di Alice racconto la vita»

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Una storia che amavo raccontare a mia figlia Allegra. Una grande metafora della vita che ci incalza, delle tante cose di ogni giorno che non ci lasciano il tempo di fermarci, di guardare, di incontrare la realtà». Un programma che rispetta tutti i punti di vista? «Assolutamente sì. Vuole conoscerli e farli conoscere. Alice siamo tutti noi. Cercheremo di raccontare storie di quotidianità». Che mamma è? «Una mamma dolce e espansiva». Come mamma ha qualche rimpianto? «Rimpiango di essermi goduta poco Allegra quando era più piccola. Ora sto cercando di recuperare. Sono consapevole che quello che conta non è comunque la quantità di tempo che si trascorre con i figli ma la qualità». Direttore della testata «Tribune Servizi Parlamentari» della Rai, un direttore democratico? «Sì. Mi sforzo sempre di esserlo. Ascolto tutti, non alzo mai la voce. Non mi piace impormi. Mi piace essere amata dai miei collaboratori». Calabrese al cento per cento? «Sì. Sono nata a Gerace in provincia di Reggio Calabria. Sono attaccata alla Calabria, alle mie radici, al mio borgo natio». Una figura che ha inciso sulla sua infanzia? «Sicuramente mia nonna. È stata e sarà sempre una maestra di vita. Mi ha regalato perle di saggezza. E la sua infanzia? «Una infanzia serena. Nel mio paese non c'era nemmeno la strada. Ci si arrivava col mulo. Io e mio cugino Bruno andavamo a scuola a piedi». E poi è arrivata a Roma... «Sì. Mio padre suonava la chitarra, cantava, suonava la fisarmonica, un uomo molto allegro. Ci trasferimmo a Roma. Avevo appena sette anni. Roma è una città stupenda. Ma la Calabria è nella mia testa e nel mio cuore». Perché ha cominciato a fare la giornalista? «Ho iniziato come responsabile di uffici stampa. Poi la Adn Kronos mi ha assunta come cronista parlamentare. E poi il salto al Tg2. La Rai è nel mio Dna». Fa volontariato? «Sì, ma amo non parlarne. Per anni ho lavorato al brefotrofio di Roma. Mi sono occupata di bambini rifiutati da tutti. Idrocefali, handicappati. Comunque è qualcosa che tocca il cuore e della quale non amo per niente parlare. Ho fatto una eccezione».

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